Omelia (23-08-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 22,34-40

Ci si può avvicinare alla fede col cuore stretto e piccino, con astuzia e malevolenza. Così, spesso, gli evangelisti riportano di persone che, in assoluta buona fede!, tendono tranelli a Gesù, cercano il modo di metterlo in difficoltà. Gesù scontenta molti: i farisei che si sentono giudicati e presi in giro per il loro eccessivo zelo e il loro senso di superiorità; i sadducei, conservatori aristocratici, che temono disordini che possano dispiacere ai romani; i sacerdoti, rinati grazie alla ricostruzione del tempio, che vedono con fastidio chiunque attenti alla loro autorità; gli scribi, riconosciuti come interpreti autentici della Torah, che mal sopportano questo profeta che non ha studiato... Ma Gesù colma di gioia gli ultimi, i perdenti, i peccatori, le folle, perché, per la prima volta, si sentono accolti, capiscono la Parola, intravvedono il sorriso di Dio. Anche noi possiamo commettere l'errore di avvicinarci a Gesù col cuore colmo di pregiudizi, sapendo già tutto. E peggio ancora succede nei confronti della Chiesa e dei cristiani, che consideriamo semplicemente "impresentabili". Così facendo, col cuore serrato, non sentiamo la voce del Signore che ci parla di amore...