Omelia (26-08-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 23,13-22 Rabbrividisco ogni volta che leggo questo brano. Sul serio. Sento rivolte a me quelle accuse terribili del Signore: anch'io rischio di chiudere le porte del Regno a chi vuole entrare. Non è forse il pericolo più grande che la nostra Chiesa sta correndo? Quello di dare l'impressione di essersi irrigidita e di essere diventata troppo esigente? Certo: è bene che i discepoli difendano la vita, il progetto di Dio sull'amore, la tutela degli ultimi, ma, alla fine della fiera, fra distinguo e sottolineature, corriamo il rischio di dividere il mondo in due parti: quelli che sono "in regola" e quelli che non lo sono. Peccato che alla fine, ad essere "in regola", sono rimasti in pochissimi! Pensiamo ad esempio alla spinosa questione affettiva. Chi non vorrebbe un amore stabile, fecondo, costruttivo? E quante volte, invece, ci si adatta, si punta in basso, ci si rassegna? Quanta sofferenza nelle coppie che si sfasciano, quanto dolore in coloro che ancora non hanno colto la grandezza della proposta cristiana! Dobbiamo tornare ad essere chiari, a non ostacolare la speranza, a non chiudere le porte, ad essere onesti nel proporre l'integrità del vangelo, ma non severi! |