Omelia (28-08-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 23,27-32

Una cosa non sopporta il Signore: l'ipocrisia. Ben peggio del peccato, ben peggio dell'indifferenza, è l'ipocrisia ad essere un ostacolo all'incontro col vero Dio. Ipocrisia: essere falsi, finti, mascherati. Anche se sono maschere devote, anche se ci rendono belli davanti agli altri. Siamo tutti rimasti profondamente scossi da quanto accaduto negli anni scorsi riguardo ai preti pedofili e, come si chiedeva papa Benedetto: come era possibile celebrare l'eucarestia, amministrare il perdono e, nel contempo, abusare di un bambino? Mistero dell'umana fragilità che dobbiamo sempre avere ben presente per vigilare su noi stessi. Tutta la nostra vita è un cammino verso l'autenticità, cammino che può anche diventare doloroso ma necessario. Chiediamo al Signore di farci scoprire e riconoscere i nostri limiti, di non limitarci all'esteriorità (anche santa); di non essere giudicanti verso gli altri ma accoglienti e comprensivi, perché siamo tutti peccatori e tutti bisognosi di conversione. Che non ci succeda di diventare dei fanatici zelanti come Saulo, dei sepolcri imbiancati belli fuori e putridi dentro. Il Signore preferisce un peccatore consapevole ad un presunto giusto tronfio e pieno di sé!