Omelia (31-08-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 25,14-30

Viviamo nell'attesa del ritorno dello sposo, come ci ricordava la parabola delle vergini di ieri. Un ritorno glorioso, nella pienezza della storia, dopo la prima venuta nella carne e quella intermedia in ciascuno di noi. Siamo invitati ad attendere, ci dicevamo. Ma senza oziare, aggiunge Matteo. Il discepolo cui viene affidato l'annuncio del Regno non resta con le mani in mano in attesa del disfacimento del mondo, ma realizza succursali del Regno là dove vive, piccole esperienze di Chiesa che anticipano e accelerano la venuta del Signore. La parabola dei talenti dice due cose fondamentali: a ciascuno di noi è dato tantissimo e a ciascuno sarà chiesto in proporzione a ciò che ha abbondantemente ricevuto. Un talento d'oro ha un valore enorme, sono quasi trenta chilogrammi di metallo prezioso! Valiamo molto perché molto ci è stato donato, valiamo molto e siamo chiamati a scoprire di quali doni il Signore ci ha ricolmati perché siano messi a disposizione dei fratelli. Passare il tempo a lamentarsi di ciò che non si ha, invece di gioire per ciò che si è, è fare un grave torto alla straordinaria generosità di Dio nei nostri confronti.