Omelia (19-09-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 7,36-50

Gesù vuole salvare la peccatrice e Simone il fariseo. Entrambi. Entrambi sono delle prostitute: la donna si concede per poter sopravvivere e sopporta il pesante giudizio dei benpensanti e degli uomini religiosi. Simone cerca approvazione e manifesta la sua apertura mentale invitando il discusso rabbino che ridicolizza i farisei. E Gesù li salva entrambi con delicatezza: va al di là dell'apparenza con la donna che compie una serie di gesti ambigui e scabrosi. Sciogliersi i capelli era un gesto intimo riservato al talamo, impensabile compierlo in pubblico. Ma non c'è seduzione nel suo gesto, solo l'assenza di vocabolario: è l'unico ambiguo linguaggio che la donna conosce. Gesù lo sa e lo apprezza, va al di là dell'apparenza e lo accoglie come manifestazione d'amore. Simone è una bella persona ma esprime giudizi taglienti. Il suo ragionamento contorto sfocia in una certezza: Gesù certamente non è un profeta altrimenti non si farebbe contaminare da donne come quella. Gesù, per salvarlo, come fece Natan con Davide, si appella alla sua giustizia senza umiliarlo, senza rimproverarlo: sarà Simone a giudicare Simone. Geniale.