Omelia (01-10-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 9,51-56 Gesù ha deciso: andrà fino in fondo alla sua missione. Il volto si indurisce come quello dei profeti; non ha esitazione né ripensamenti. La luna di miele con Israele è finita: la folla si è stufata di questo bizzarro profeta che non sembra intenzionato a scatenare l'attesa rivoluzione, i capi religiosi del popolo temono che i romani possano attuare una rappresaglia togliendo loro l'autonomia appena riconquistata. Tutto sembra perduto. Perciò Gesù decide in cuor suo di salire a Gerusalemme: nella città santa si deciderà il suo destino, perciò decide di giocare tutte le sue carte. In quel gesto già si staglia la croce, somma manifestazione della volontà di Cristo di svelare il vero volto di Dio. Quanto stride, in questo contesto l'arrabbiatura di Giacomo e Giovanni: rifiutati dai samaritani, storici avversari degli ebrei, vogliono scatenare una scenografica pioggia di fuoco modello "Faraone" per punire questi reprobi. Sciocchi e tardi di cuore nel credere! Il Signore è deciso ma mai violento, motivato e determinato ma mai impositivo. Così dobbiamo essere noi discepoli in questi fragili tempi: decisi del testimoniare il Cristo ma sempre con mitezza. |