Omelia (08-10-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 10,38-42 Marta e Maria sono l'immagine del perfetto discepolo che accoglie il Signore nella propria casa, nella propria vita, e lo serve. Non sono da contrapporre, come erroneamente fatto in mediocri meditazioni, ma da accostare: l'attivismo di Marta si nutre della contemplazione di Maria. Non esiste una preghiera che non diventi servizio ed è arido un servizio che non attinga energia e forza dall'incontro prolungato col Signore. La preghiera e l'azione restano i due binari su cui corre la nostra vita di fede, guai a trascurarne uno o a contrapporlo all'altro. In questo tempo di radicale conversione della Chiesa dobbiamo riscoprire il valore del dialogo intimo col Signore, della preghiera prolungata, della meditazione della Parola di Dio e, nel contempo, continuare a presidiare gli avamposti della carità e dell'accoglienza in questa società sempre più competitiva che finisce col lasciare indietro chi non ce la fa. Siamo chiamati a scoprire percorsi di interiorità per chi sta ai margini (ormai la maggioranza!) perché tutti possano assaporare il gusto di una preghiera prolungata che si nutre di silenzio e che sfocia nel riconoscere nel fratello povero il volto di Cristo sofferente. |