Omelia (18-10-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 10,1-9

Oggi, con immensa gioia, la Chiesa festeggia uno dei suoi figli più luminosi: Luca, l'evangelista convertito dalla predicazione di Saulo che ci consegna un testo straordinario. Attingiamo alle sorgenti della nostra fede...


Dante Alighieri definisce Luca scriba mansuetudinis Christi, lo scriba della mansuetudine di Cristo. È dalla sua penna che scopriamo un Gesù misericordioso, attento agli ultimi, ai peccatori, è lui che ci parla della parabola della pecora smarrita e del padre misericordioso, del buon ladrone e del buon samaritano. Luca si è informato bene prima di redigere il suo vangelo, si è impegnato a fondo interrogando i presenti, raccogliendo testimonianze per ricordarci che la nostra fede non si basa sulle favole ma su eventi storici riscontrabili e documentabili. Raccontando la storia di Gesù emerge tutta la sua fede, la sua passione, il suo stupore nello scoprire, attraverso le accalorate parole di Paolo il volto di un Dio totalmente diverso dalle divinità che popolavano il Pantheon. Ci assomiglia, Luca: come noi non ha mai incontrato Gesù, come noi si è convertito grazie alla predicazione di qualcuno che non ha mai incontrato Gesù di persona, Saulo di Tarso. Come lui riscopriamo la tenerezza del Dio di Gesù e la compassione. Come lui indaghiamo e studiamo per rendere salda la nostra fede. Come lui appassioniamoci alla preghiera e amiamo il sogno di Dio che è la Chiesa.