Omelia (22-10-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 12,35-38

Viene, il Signore. Viene quando meno ce lo aspettiamo, viene nei momenti meno probabili, viene nella vita di ciascuno più e più volte. È venuto nella storia, certo, e tornerà nella gloria, alla fine del tempo. Ma continua impercettibilmente a bussare alla nostra porta: se sappiamo riconoscerlo ed aprirgli verrà e cenerà con noi. Siamo chiamati a vegliare, a tenere desti i nostri cuori, a non lasciarci travolgere dalle tante cose da fare, dalle preoccupazioni e dalle ansie, dalla paura e dallo scoraggiamento. Il Signore ci vuole svegli, pronti, determinati, decisi. Se siamo discepoli rischiamo di sederci sulle nostre piccole sicurezze. Di abituarci a Dio. È difficile, lo so bene, lo vivo sulla mia pelle: difficile stare sempre attenti, ritagliarsi qualche micro-spazio di meditazione da infilare nelle nostre caotiche giornate. Eppure... Travolti dall'amore di Dio, sorpresi dalla gioia, convertiti dalla Parola, possiamo trasformare la nostra vita facendola diventare attesa. Attesa di un altro incontro, di un altro impalpabile sfioramento del mantello di Dio in attesa del grande incontro, dell'ultimo. Stiamo pronti, il Signore viene, forse anche oggi.