Omelia (08-11-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 16,1-8 È furbo l'amministratore della parabola. Disonesto e ladro ma furbo. E Gesù loda la sua astuzia e la sua intraprendenza, non loda certo la sua disonestà ma riconosce, con un sorriso, che quel tale è riuscito a prepararsi la pensione dopo aver capito l'aria che stava tirando. Scoperto ad intrallazzare, ha saputo farsi dei buoni amici con la disonestà a scapito del povero padrone. E Gesù chiosa l'episodio: quanta poca astuzia mettiamo, invece, nelle cose di Dio! Quanta poca attenzione poniamo nelle cose che riguardano l'anima e il suo destino! Tutti presi dai mille affanni della quotidianità, specialmente in un'epoca così fragile, in un momento così difficile, scordiamo l'essenziale, fatichiamo ad investire in ciò che davvero conta. Ma se l'amministratore pensa al suo futuro perché non fare altrettanto nelle uniche cose che restano? Certo: occupiamoci del futuro, del mutuo e del piano pensionistico, fidiamoci della Provvidenza ma non obblighiamola ad occuparsi delle cose che non abbiamo saputo prevedere! E nel contempo, dedichiamo tempo ed energie nella scoperta del bellissimo Dio di Gesù. Ogni minuto speso per il "dentro", nella nostra vita, fruttifica cento volte tanto. |