Omelia (25-11-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 21,1-4 L'abitudine di praticare l'elemosina facendosi ben vedere è molto antica, evidentemente. Soccorrere i poveri è qualcosa che ci rende onore, che ci rende più uomini. Purtroppo, però, molti non hanno letto tutto il vangelo e pretendono di vedere il proprio nome pubblicato in qualche bell'elenco pubblico con tanti di sentiti ringraziamenti. In tutta assoluta e cattolica umiltà. Così doveva accadere al tempo di Gesù quando l'offerta al tempio, una tassa imposta a tutti gli ebrei per il mantenimento del ricostruito edificio sacro, confluiva in un grande contenitore e dava l'occasione ai benestanti di Gerusalemme di manifestare pubblicamente e rumorosamente la loro generosa offerta. Generosi benefattori che, probabilmente, nemmeno hanno notato la povera vecchina che stava gettando uno spicciolo, qualche centesimo, nell'immenso contenitore. Gesù, invece, la nota e la indica come esempio di discepolato. Perché il gesto che compie ha una caratteristica eccezionale: è autentico. Ciò che questa donna offre è donato a Dio, non alla crescita della sua fama. Imitiamola nel donare a Dio ciò che abbiamo di necessario per vivere, non di superfluo. |