Omelia (02-12-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 8,5-11 Da oriente e da occidente. Da dove non ci si aspetta arrivano coloro che credono. Fuori dai circuiti, fuori dal mondo ebraico. L'avvento ci prepara ancora una volta allo stupore di un Dio che si rende accessibile, che viene per farsi incontrare. Un Dio che è riconosciuto proprio da coloro che tutti pensavano essere lontani e senza fede. Un Dio incontrabile da chi, come il Centurione, ha a cuore un suo servo, lo tratta come se fosse un figlio. Il confine fra chi crede e chi non crede non passa più fra le razze e le etnie ma fra gli atteggiamenti: Gesù loda e porta ad esempio la fede del nemico giurato, dell'avversario oppressore. Rompe gli stereotipi, allarga gli orizzonti, ci obbliga a ridefinire il concetto stesso di appartenenza ad una religione. È iniziato l'avvento, amici, il tempo che ci spinge a chiederci chi o cosa ci rende credenti. In questo tempo nuovo per la Chiesa, tempo in cui uscire dal pantano dell'abitudine e della troppe cose date per scontate stiamo attenti a non sentirci a posto, cattolici di lungo corso, credenti per tradizione e abitudine. I tempi nuovi che stiamo vivendo ci obbligano a stare all'erta, a riscoprire seriamente la nostra fede. Prendendo a modello proprio il centurione pagano. |