Omelia (04-12-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 15,29-37

Il Dio che è nato, il Dio che ancora deve nascere e rinascere nei nostri cuori è il Dio che prova compassione davanti al dolore e alla malattia. Non il Dio asettico e indifferente che dall'alto della sua perfezione guarda annoiato il destino degli uomini e li giudica con severità. Il Dio di Gesù opera e guarisce, restituisce salute e dignità, allarga gli orizzonti, crea nuove dinamiche fra le persone. È lui che interviene, è lui che cambia, è lui che trasforma. E che chiede anche a noi un cambiamento, una conversione. Cambiare la nostra idea su Dio, ad esempio. Da uno che risolve i problemi sfamando la folla a uno che chiede a ciascuno di noi, a tutti, di mettere in gioco ciò che siamo, ciò che abbiamo per poter sfamare la folla. Quanto è difficile credere in un Dio che ci chiede di dargli una mano! Quanto vorremmo (e così spesso facciamo) un Dio che interviene a risolvere i guai che il nostro egoismo ha provocato! Accogliamo il Dio di Gesù con serietà, smettiamola di invocare qualcuno che risolve i problemi invece di aiutarci a riconoscerli. E mettiamo sul piatto quel poco che siamo, perché la nostra generosità sfami ogni cuore.