Omelia (07-12-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 9,35 - 10,1.6-8

Ancora la compassione di Dio che vede la sofferenza delle folle smarrite come pecore senza pastore. Come siamo noi oggi, attorniati da guru e da opinionisti, pronti a venderci l'anima dietro al primo imbonitore passabile, che ci offra una speranza, che accenda una fiamma, che ci indichi una direzione. Illusi: continuiamo a passare da una delusione ad un'altra, spesso fagocitati da abili venditori di sogni. Anche nella Chiesa corriamo il rischio di seguire il primo capo carismatico senza approfondire la nostra fede, senza faticare nella meditazione della Parola, senza confrontarci col carisma del magistero. E davanti alla folla la compassione di Gesù si trasforma in azione. E inventa la Chiesa! Siamo noi la risposta al dolore del mondo, è la Chiesa il volto misericordioso che l'uomo incontra. Dio corre il rischio assurdo di affidarsi alle nostre fragili mani, alle nostre flebili voci, all'incoerenza delle nostre parole. Dio si fida di noi, siamo noi la risposta al dolore del mondo e alla richiesta di senso di ogni uomo. Questo dobbiamo ridiventare e ricominciare a fare. Senza compromessi, senza scorciatoie, tornando ad essere consolazione di Dio per l'uomo che oggi incontreremo.