Commento su Lc 1,26-38
Con un giorno di ritardo celebriamo la festa dell'Immacolata: mettiamo al centro del nostro percorso la piccola Maria.
Luca riprende lo schema delle tante "annunciazioni" presenti nella Bibbia. Poco importa come si siano svolti i fatti: così Luca ce li racconta. E ci stupisce. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, sceglie Dio, ma la piccola adolescente Mariam (la bella). A lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo. Cosa direste se domattina vi arrivasse una figlia o una nipote adolescente dicendo: Dio mi ha chiesto di aiutarlo a salvare il mondo? Appunto. Invece Maria ci sta, ci crede e tutti noi non sappiamo se ridere o scuotere la testa davanti a tanta splendida incoscienza, tutti restiamo basiti (noi, razionali figli di Piero Angela) davanti alla sconcertante semplicità di questo dialogo, davanti all'ardire di una figlia di Sion che parla alla pari con l'Assoluto, che gli chiede spiegazioni e chiarimenti. Scegliere Nazareth, un paese occupato dall'Impero romano, ai confini della storia, ai margini della geografia del tempo, in un'epoca sprovvista di mezzi di comunicazione, per incarnarsi, ci rivela ancora una volta la logica di Dio, logica basata sull'essenziale, sul mistero, sulla profezia, sulla verità di sé, sui risultati imprevisti (e sconcertanti).
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