Omelia (19-12-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 1,5-25 Luca, con grande abilità, inserisce la nascita di Gesù nel contesto dell'attesa messianica del Salvatore. Il tempio è in via di ricostruzione e sono ripresi di gran lena gli olocausti e tutta l'attività cultuale del tempio. Zaccaria ed Elisabetta, secondo i più classici schemi dell'intervento divino in una coppia sterile, rappresentano il modello della fede di Israele, ormai ridotta alla sola pratica del culto, arida, sterile. In effetti l'annuncio avviene nel tempio, durante la solenne liturgia, all'uomo di casa, in maniera totalmente diversa da come avverrà per Maria a Nazareth. È la fine di un'epoca, la fine di un modo di intendere la fede e la religione. Il frutto di questa frattura sarà il Battista: proveniente dalla classe sacerdotale ma profeta nel deserto, lontano dalla pompa del tempio. Il popolo di Israele ha bisogno di fare silenzio e di meditare, proprio come fa il povero Zaccaria, per potersi accorgere di ciò che sta accadendo. Solo così sarà in grado di cambiare e di accogliere l'invito del più grande fra i profeti. Solo nel silenzio anche noi, oggi, possiamo riaccogliere la notizia della nascita di Dio nei nostri cuori. |