Omelia (23-12-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 1,57-66

Tacciano, i mariti, e i maschi, e i parenti. Zitti tutti, come il povero Zaccaria. Tacciano anche se la donna disobbedisce, se non si farà come sempre si è fatto. Certo: il figlio deve avere il nome del padre, è una questione del clan, si è sempre fatto così. Ma Elisabetta sa che quel tempo è finito, che ora è tempo di dare ascolto agli angeli. E a Dio. E pazienza per le tradizioni, anche religiose, e per le abitudini. Ora è tempo di convertirsi, finalmente. E di passare dal silenzio al canto e dalle abitudini allo stupore. Tacciano coloro che hanno sempre da criticare e i disfattisti e quelli che pensano di avere sempre ragione. Tacciano perché Dio non si lascia ingabbiare, non si lascia indottrinare, non si lascia indirizzare. È lui che conduce, non noi. Quando lo capiremo? Zaccaria ora è libero. Molto prima di lui lo era Elisabetta, sua moglie. Siamo ormai a poche ore dal Natale, da questo Natale, dal mio, dal vostro Natale. Lasciamo che sia Dio, ora a parlare. Lasciamo che sia lui a prendere il sopravvento sulle nostre paure, sulle nostre paranoie. Dio nasce, ancora, senza fermarsi mai. Ed è tutto nuovo, tutto inatteso, tutto meraviglioso.