Omelia (24-12-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 1,67-79

È il momento, ci siamo. Non so come passerete questa notte. Purtroppo negli ultimi decenni il Natale ci è stato scippato (e comunque, un po', noi cattolici ce lo siamo fatto strappare dalle mani!) e ci viene restituito completamente stravolto. La festa dei buoni sentimenti, dell'amicizia, della famiglia, del panettone e dell'albero addobbato. Che c'entra lo scipito bambinello? Basta e avanza il simpatico vecchiardo vestito di rosso in onore di una famosa bevanda gassata! E allora, siamo inevitabilmente travolti da tutta questa melassa e se non viviamo una situazione fintamente ideale come quella che ci raggiunge dagli schermi e dalle pubblicità, se facciamo parte di quel 30% di italiani che vivranno con fatica interiore il Natale (perché soli, perché con una famiglia impresentabile, perché anziani, perché senza futuro) tutto questo diventa dolore assoluto. Per molta gente, troppa, Natale provoca un dolore insostenibile. Allora facciamo come Zaccaria: dopo un lungo silenzio proviamo a benedire il Signore, a leggere nella storia le cose che funzionano, anche se forse la nostra storia personale non è stata un granché. Forse così Natale farà meno male...