Omelia (03-05-2015) |
Carla Sprinzeles |
Commento su At 9,26-31 e Gv 15,1-8 Amici, cosa in concreto dice a ciascuno di noi la resurrezione di Gesù? Gesù nella sua vita, nella passione, ha innescato una forza di vita tale, che, nella morte, è esplosa come resurrezione. Nel momento della morte la vita è esplosa, cioè Gesù ha raggiunto quella forma definitiva di esistenza alla quale anche noi siamo chiamati. Questa forma nuova di vita è passata attraverso la fedeltà di Gesù. Non è fedeltà a una legge, perché Dio non ha decreti sugli uomini, ma offre possibilità. Tanto meno era volontà di Dio che il Figlio morisse, perché Dio non vuole la morte degli uomini! Dio vuole rivelare il suo amore. Questo ha richiesto al Figlio: di rivelare l'amore nelle situazioni più estreme, volute solo dagli uomini! Passa attraverso questa fedeltà l'esplosione di vita, che ha iniziato una nuova tappa della storia umana. Noi, come Gesù, abbiamo spesso il dubbio, quando scoppia la violenza umana, se è possibile che sia chiesto di amare, di compiere gesti di misericordia, di solidarietà, di perdono, anche in un oceano di sofferenza! Anche Gesù, come noi è stato tentato di chiudersi, di ripiegarsi su se stesso, ma lui è stato fedele: "Nelle tue mani rimetto la mia vita. Non la mia, ma la tua volontà si compia." Qual è questa volontà di Dio? Continuare ad amare, dove si esprime odio e violenza. Ha immesso qui sulla terra dinamiche nuove di vita. Quando compiamo gesti di solidarietà, di perdono comprendiamo la ricchezza della vita, cogliamo il frammento di vita che ci viene offerto oggi. Occorre dare la nostra disponibilità perché l'avventura continui oggi. A volte anche per noi è necessaria la sofferenza per far esplodere la forza della vita e MANIFESTARE L'AMORE: non è una volontà divina, ma è una necessità legata alla storia, al nostro limite, alla nostra condizione di creature. Ma a questa necessità risponde l'amore di Dio, la sua offerta di vita e si rinnova in un miracolo di resurrezione. ATTI 9, 26-31 La prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, ci presenta Paolo, che dopo l'incontro con Gesù: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" è stato inondato di una certezza interiore che dà libertà. Paolo a Gerusalemme, ha bisogno della mediazione di Barnaba per ottenere la fiducia della comunità e dei capi. Anche i giudei di lingua greca lo volevano uccidere come avevano fatto con Stefano. Allora Saulo aveva custodito i mantelli dei lapidatori, ora sostiene le medesime tesi di Stefano. Paolo fugge, va a Tarso, la sua città, per iniziare la sua missione di evangelizzazione. Termina il brano con un quadretto che raffigura la nuova Chiesa. La caratteristica dominante è la "pace", che non è esente da persecuzione, ma è un'esperienza di salvezza, un gusto saporoso di quella pienezza di vita che è esplosa con la resurrezione. La seconda caratteristica è il "cammino", dietro il Maestro. L'ultima è "l'incremento numerico", dovuto alla forza dello Spirito, che crea il contagio dello slancio della missione. GIOVANNI 15, 1-8 Abbiamo letto l'inizio del cap. 15 del Vangelo secondo Giovanni. Questo brano viene dopo la cena in cui Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli e li ha invitati a fare altrettanto. Gesù dice: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore". Innanzitutto cerchiamo di capire perché Gesù tra i tanti esempi che poteva fare ha preso proprio quello della vite. Gesù voleva parlare di un albero che porta frutto....non poteva essere un melo? Nel profeta Ezechiele c'è un brano in cui si nota la differenza tra la vite e le altre piante da frutto. Il legno della vite non serve ad altro se non a portare frutto, non ci si può fare nessun oggetto, e anche bruciato, la sua cenere macchia. (Questo lo si poteva constatare quando si lavava con la cenere!) Gesù ha voluto dire che se non portiamo frutto, la nostra esistenza è inutile! Quale frutto? Il lavare i piedi, il servizio amorevole degli altri. Gesù dicendo: "Io sono" rivendica la sua condizione divina. Io sono, nella tradizione ebraica era il nome di Dio. In Gesù si manifesta Dio. La vite, nella tradizione ebraica, era la pianta da frutta che raffigurava il popolo di Israele. Qui dice: "Io sono la vera vite", per Gesù il vero popolo del Signore non è più Israele, il vero popolo del Signore è quello di quanti hanno dato adesione a lui. Il Padre è l'agricoltore che purifica gli elementi negativi che impediscono di portare frutto. Noi siamo i tralci, che se non rimaniamo attaccati alla vite non possiamo portare frutto. Dio non è una realtà che si aggiunge alla nostra, ma è la forza stessa che ci fa vivere. Qualunque siano le nostre colpe rimaniamo espressioni della forza vitale divina. Sia che usiamo questa energia per condurre la nostra esistenza come ci pare, sia che stiamo in ascolto dell'amore, che spinge a credere nel bene e ad attuarlo per noi e per gli altri. Se siamo attenti al suo Amore, che anima la nostra esistenza, rimaniamo in lui e le sue parole sono creatrici di bene in ogni situazione. Siamo i tralci e lui è la vite che infonde in noi la sua linfa. I tralci tagliati via, sono i doni non accolti che, inconsapevoli come siamo, di ricevere attraverso di essi la forza di vita, si disperdono in opere sterili, perché recisi dalla linfa vitale. Le opere sterili, lavorare fuori dalla vite, apportano sopruso, accaparramento, violenza. Chi lavora per sé, senza sentirsi collegato alla vite, di cui tutti sono i tralci, non può trasformare il male in un bene più grande, diventa fonte di veleno, di guerra. Il mondo è stato affidato ai discepoli del risorto, perché attraverso gesti di amicizia, di condivisione possano aprire anche gli altri alla consapevolezza di essere preziosi e amati! La vite senza i tralci non produce i grappoli.....Dio è amore, ma senza la nostra collaborazione, non può diventare concreto, non può manifestarsi! "Se dimorate in me" cioè se la nostra vita diventa prolungamento di quella del Signore, se noi diventiamo una manifestazione visibile del suo amore, se orientiamo con lui la nostra vita al servizio degli altri, nei limiti che abbiamo, negli sbagli che facciamo,.. chiedete quello che volete e vi sarà fatto! Sì perché il Padre è desideroso di soddisfare i bisogni dei suoi figli! Allora ci chiediamo perché non veniamo esauditi nelle nostre preghiere? Probabilmente perché non dimoriamo nel Signore, che vuol dire, con lui e come lui volere bene a chi ci vuole male, con lui e come lui, volere bene unicamente per la gioia di fare il bene, senza aspettarci altro compenso, con lui e come lui, anticipare il perdono prima che ce lo chiedano. "In questo è glorificato il Padre mio" Il Dio creduto, il Dio adorato non è più un'entità astratta, ma una realtà presente nella nostra esistenza. Come mai non lo percepiamo? Per ascoltare una musica già presente nella stanza, occorre avere una radio, la devo accendere, la devo sintonizzare sulla lunghezza d'onda dove viene trasmessa! Ugualmente Dio è qui presente, se non lo percepiamo è perché non ho gli strumenti necessari per sintonizzarmi con lui! Quali sono questi strumenti? Fare del bene e perdonare a chi ci fa del male. Se facciamo così, ci accorgiamo che il Padre è presente, l'agricoltore vuole il vigore non la fine dei tralci, il Padre si prende cura di noi anche negli aspetti minimi ed insignificanti della nostra esistenza! Una volta esperimentato questo, non si torna indietro. Esperimentiamo un Dio a nostro servizio, un Padre che trasforma tutto in bene, un Signore che non è insensibile alle sofferenze degli uomini, ma è accanto a loro e soprattutto precede i bisogni dei suoi figli! Questa è la felicità che Gesù ha annunciato! Ora sappiamo cosa dobbiamo fare: essere sintonizzati alla lunghezza d'onda del Padre, che è l'amore, lasciarlo agire in noi, senza preoccuparci troppo dei nostri difetti, delle nostre mancanze, sappiamo di essere creature, ma unite alla vite potremo compiere le opere di Dio! Se non ci facciamo canali dell'amore, Dio rimane impotente! Che responsabilità abbiamo! La provvidenza di Dio si può manifestare soltanto attraverso la nostra provvidenza. L'amore di Dio attraverso il nostro amore, e il perdono di Dio attraverso il nostro perdono! Chi lo fa, vede crescere, potenziare la propria esistenza. Un abbraccio a tutti, alla settimana prossima. |