Commento su Gv. 15,5
«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, Porta molto frutto».
Gv. 15,5
Come vivere questa Parola?
L'immagine della vite e dei tralci è molto evidente: solo se siamo innestati nella linfa - che è Cristo - possiamo portare frutto. Gesù ci chiede di rimanere in lui, di credere che egli ci ama e ci è sempre vicino, di ascoltare la sua parola, di entrare in profonda comunione con Dio.
Ma è necessario che la vite sia potata perché porti maggiori frutti: e quante "potature" ci riserva la vita umana: delusioni, malattie, insuccessi ecc.! Non dobbiamo considerare tutte queste difficoltà come fallimenti e stroncature, ma come occasioni per crescere, come possibilità per migliorarci. Accettandole serenamente (e mai con rassegnazione), scopriremo che Dio è presente nel nostro cuore con la sua grazia e con la sua forza, e ci dà una opportunità di crescere nell'amore verso di lui e verso il nostro prossimo.
O Signore, desidero essere sempre unito a te, come il tralcio alla vite e portare frutti di amore, accettando anche le potature che tu ritieni utili e necessarie per aumentare nella carità e nella perfezione della vita spirituale
Dalla orazione iniziale (Messa della 5a domenica di Pasqua - anno B)
O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito, perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore, diventiamo primizie di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo. Amen.
D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it