Omelia (10-05-2015)
mons. Antonio Riboldi
Rimanete nel mio amore

Alle volte, giustamente, la Parola di Dio ci sveglia da uno stile di vita, in cui ci adattiamo, ma che della vita ha perso la parte più bella, direi il senso stesso che Dio ci ha dato creandoci.
Dio ci ha fatti ‘simili a Sé': e Lui è l'Amore. Se così è, inevitabilmente, quel ‘soffio', che Dio ‘ispirò' in noi, e di cui non possiamo fare a meno, è il volerci bene, come ce ne vuole Lui.
Non occorrono tante parole per capire che vivere senza amare e senza essere amati, è come non vivere, peggio, è sopportare la vita come un peso di cui non si capisce la ragione. E quando l'Amore è bandito dalla nostra vita, inevitabilmente lo sostituiamo con un altro ‘dio', erigendo il nostro egoismo come unica legge da seguire, appropriandoci di un inesistente diritto di fare quello che ci pare in tutto.
Ma viene il momento, come singoli e come società, in cui non si può più nascondere la ripugnanza per tutto il male che deriva da una tale impostazione di vita e allora diventiamo giudici spietati degli altri, degli ‘antagonisti' di ogni realtà, istituzionale, sociale o personale, mancando di una consapevolezza essenziale: se si soffre disagio e malessere, lo si deve proprio al fatto che ciascuno si fa regola dei propri comportamenti. Quando l'uomo si fa ‘dio', inevitabilmente, causa il disordine che soffriamo.
Oggi la Parola di Dio, Gesù stesso, con forza, ci esorta all'irrinunciabile bene, che è l'amare.
"Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio, l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri." (Gv. 15, 9-17)
Incredibile, anche solo pensare, quanto Dio, il Padre, ci ami.
Il Suo Amore non è una parola, che a volte è solo suono, vuoto, senza frutto, ma è un Amore che Gli ha richiesto il massimo che si possa donare, ossia il Figlio Gesù, l'infinito dell'Amore, fatto Dono con la sua Morte e partecipato a noi con la Resurrezione.
Un vero e serio richiamo alla nostra vera natura di figli amati, che nella vita di ogni giorno dovrebbero sempre cercare di camminare sulla via dell'amore paziente, misericordioso, umile, gratuito con Lui.
E' una testimonianza di vita che vediamo in tante mamme e papà, in tante persone consacrate, in tantissimi che vivono la serenità anche nelle difficoltà, nella sofferenza, come se per loro vivere fosse ‘essere in braccio a Dio'. Davvero Dio ha un grande posto tra noi, anche oggi, in cui a molti sembra trionfi la solitudine e l'amarezza di non essere amati. Quanta sofferenza possiamo alleviare e quanto amore seminare! Poteva Gesù essere più chiaro nell'affermare la necessità vitale di volerci bene?
Credo sia davvero un volerci fare entrare nella familiarità con Dio, comunicandola tra di noi.
Un bene immenso, ma pare che il mondo lo rifiuti o non lo comprenda... e sta male, tanto male!
Così la saggezza del grande Paolo VI dipingeva questo malessere del mondo, nel 1956 - ma sembra il nostro oggi -: "In un mondo che va perdendo la capacità di amare, man mano che perde la capacità di conoscere Dio, e facendo l'uomo centro del suo pensiero e della sua attività, divinizza se stesso, spegne la luce della verità, vulnera i motivi dell'onestà e della gioia, noi proclameremo la legge dell'amore... Risponderemo a Dio con l'offerta del nostro cuore... Sarà la nostra vita un incantevole dialogo con quel Dio, che dopo averci creato, redenti, associati alla Sua Vita, rivolge a noi la fatale domanda che Cristo rivolse a Pietro: ‘Mi ami tu?'. In un mondo che ha deturpato l'amore in tutte le maniere,... che ha confuso l'amore con il piacere, che lo ha sconsacrato nell'innocenza, lo ha mercanteggiato nella sua debolezza, lo ha esasperato per renderlo complice della passione e del delitto, in questo mondo noi proclameremo la legge dell'amore che si purifica. Lo rispetteremo negli affetti sacri della famiglia cristiana; lo difenderemo nelle crisi della giovinezza, lo educheremo alla visione della bellezza che è nelle cose, ma soprattutto negli uomini, nostri fratelli, perché figli dello stesso Padre. In un mondo infine, che divora nell'egoismo individuale e collettivo, e crea antagonismi, inimicizie, gelosie, lotte di interessi, l'odio in una parola, noi proclameremo la legge dell'amore che diffonde e dona, che sa allargare il cuore ad amare gli altri, a perdonare le offese, a servire, a sacrificarsi senza calcoli e senza encomi, a farsi povero per i poveri, fratello tra i fratelli, e così creare un mondo di giustizia e di pace. Così Dio ci aiuti".
È davvero un inno all'Amore, chiamato oggi a farsi strada tra gli uomini, perché sappiano conoscere quella Gioia, che Dio ci ha donato, creandoci con e per Amore. Quella gioia che, come spesso ha affermato, testimoniandola, Papa Francesco è "il segno del cristiano. Un cristiano senza gioia o non è cristiano o è ammalato... E' come il sigillo del cristiano, la gioia. Anche nei dolori, nelle tribolazioni, nelle persecuzioni pure... La gioia custodisce la pace e custodisce l'amore."
Amare Lui più di se stessi è la via per quella serenità di cui tutti abbiamo bisogno e che, troppe volte, perdiamo per rincorrere un amore disordinato alle persone o alle cose, che certamente non offre la gioia che solo Gesù può donare. È difficile tutto questo? Per chi ‘rimane in Lui', amando veramente Dio e facendo dell'amore ai fratelli il senso della propria vita, no! Anzi, davvero amare è liberarsi da se stessi, la più terribile schiavitù. E non saremmo più felici, se invece di perdere tempo in lamenti o accuse e violenze, scorgessimo, nei passi quotidiani, l'Amore di Gesù che ci precede, sorride e sorregge, come a dirci: ‘Coraggio, tutto è amore, e in fondo c'è la pienezza di gioia che sogni'.