Omelia (10-05-2015)
don Giovanni Berti
Nel flusso dell'amore di Dio

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Ci sono esperienze nella vita che non è possibile raccontare e spiegare senza la consapevolezza che vengano di fatto "ridotte" da qualsiasi parola si usi.
Impossibile raccontare quello che si prova quando ci si innamora. E' davvero arduo trasmettere con le parole la bellezza di un paesaggio meraviglioso. Anche una esperienza di dolore profondo e un lutto non sono mai pienamente descrivibili con le parole specialmente se l'esperienza di dolore ci tocca da vicino. Le parole aiutano a capire le esperienze vissute ma spesso le semplificano troppo e succede anche che sminuendole le "rovinino". Forse solamente i grandi poeti sanno usare le parole nel modo giusto per raccontare la vita, i sentimenti e l'amore...
Ma io non sono un poeta, e ho paura nel cercare di "spiegare" le parole del Vangelo di questa domenica senza di fatto "ridurle". Sento infatti le parole del Vangelo "avvolgenti" e indescrivibilmente luminose per il cuore e la vita.
E' dunque questa la mia proposta di spiegazione per questo brano di Vangelo che nel capitolo 15 di Giovanni: lasciamoci avvolgere da queste parole di Gesù immaginandoci il Maestro che sta parlando a me, a noi adesso.
Questo amore che viene da Dio è proprio una linfa vitale che scorre dalla vite e vuole arrivare fino all'ultimo tralcio perché riesca a portare quel frutto d'amore che può far nascere.
Leggendo e rileggendo le parole di Gesù che l'evangelista e discepolo Giovanni riporta in questo brano, sento che la direzione dell'amore è principalmente da Dio verso l'uomo, verso di me, e non il contrario, se non in minima parte. "Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi... rimanete nel mio amore... perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena... Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri".
Prima ancora che nella testa come ragionamento, sento queste parole come dono spirituale profondo che vuole dare vita a tutto quello che sono: mente, cuore, azioni, relazioni... E' un flusso di amore che mi fa intravedere il cielo aperto realmente anche in quei momenti in cui mi sento solo, o quando la vita mi mette alla prova e ho la tentazione di pensare che prevalga il male dentro e fuori di me.
Sento che queste parole mi portano a guardare con fiducia il mondo ed ad amarlo con quell'amore che viene dal cielo senza interruzione.
Sento che queste parole mi invitano a non fuggire dalla realtà della mia vita e della storia ma ad affrontarla con quella fiducia che anche Dio possiede e che lui stesso mi ha messo dentro. Il Padre ama l'umanità e lo dimostra mandando il Figlio Gesù che mette se stesso nelle mani degli uomini chiamandoli amici e non trattandoli mai da servi.
Voglio avere anche io questa fiducia e questo sguardo positivo, superando la logica che spesso porta gli uomini a servirsi l'uno dell'altro, ma sentendo il mio prossimo come amico e fratello per il quale dare la mia vita come ha fatto Gesù.
Sembra incredibile, ma le parole di Gesù suggeriscono al mio cuore di non mettere al primo posto Dio, ma di mettere l'uomo al primo posto nel mio impegno concreto di amare. Se quale volta è bene che alzi lo sguardo al cielo pensando a Dio, è più importante che abbassi lo sguardo verso l'uomo e non smetta di amare, proprio come fa il Padre, con quell'amore che dall'alto è sceso in me, perché porti frutto e io sia felice di amare e sentirmi amato.


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