Omelia (17-05-2015) |
don Luciano Cantini |
Increduli, forti del Vangelo Chi non crederà Il testo della liturgia di oggi non è di Marco che finisce il suo scritto raccontando la paura e il silenzio delle donne di fronte alla risurrezione (Cfr.16,8). I versetti che proseguono nell'ultimo capitolo sono una aggiunta della Comunità cristiana nel desiderio di completare in qualche modo il testo assimilandolo agli altri vangeli: è una autentica reliquia della prima generazione cristiana (Swete). Ecco dunque, in una sorta di sommario - come ne ritroviamo nel vangelo di Marco - i racconti delle apparizioni del Risorto a Maria di Magdala (Mc 16,9-11), a due discepoli in cammino verso la campagna (Mc 16,12-13), infine agli Undici mentre erano a tavola (Mc 16,14). L'interessante è che in tutti e tre gli episodi si sottolinea l'incredulità degli Apostoli a cui Gesù rimprovera anche la durezza di cuore; nonostante questo li invia in tutto il mondo a proclamare il Vangelo. È sconcertante che il Signore invii gente incredula e dal cuore indurito, persone dalla fede debole e fragile; ci saremmo aspettati il contrario perché per annunciare il Vangelo sarebbero stati necessari uomini e donne forti, coraggiosi, pieni di Fede, ricchi di certezze. Dovremmo domandarci perché la comunità cristiana ha sentito la necessità di un testo non proprio esaltante nei confronti di chi ha tramesso loro la conoscenza e la fede in Gesù. Che tipo di esperienza stava facendo? Cosa veniva percepito come assolutamente essenziale da essere costituiti come comunità? Andate in tutto il mondo L'invio di Gesù agli Undici di andare in tutto il mondo ci offre una risposta; ciò che è percepito essenziale per essere comunità cristiana è proprio la missione verso ogni creatura; per essere cristiani bisogna essere missionari: non possiamo relegare l'esperienza della fede nella sfera del personale, privato e intimo. La Fede non basta a se stessa, ci colma ed esplode nella forza della comunicazione. Il messaggio evangelico - non in senso dottrinale - è davvero dirompente, coinvolge le persone e impone loro la necessità di contagiare il prossimo con la stessa forza. È proprio l'esperienza della incredulità, della propria inadeguatezza, che conferma l'efficacia del Vangelo: Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi (2Cor 4,7). Con un linguaggio che non è nostro, figurato e simbolico, sono descritti i segni che accompagneranno quelli che credono: è la forza della Fede, che non rimane nell'alveo dei pii pensieri, nei sentimenti devoti o nei desideri religiosi, e che si cala concretamente nella vita di coloro che credono e diventa fatti, gesti, azioni. Questi saranno i segni I segni ci dicono che colui che crede, crede nella forza dell'azione di Dio, perché Dio agisce nella storia degli uomini e ancora agirà; il credente guarda al futuro con la certezza che l'azione di Dio lo accompagna. - nel mio nome scacceranno demòni: l'essenziale della vita è insidiato dall'inutile, abbagliato dal potere che ci possiede, condizionato da divisioni, lotte, inimicizie; contro questi demòni la Parola del Vangelo è davvero liberante, riporta costantemente alla verità della vita e delle relazioni umane, rende limpido lo sguardo lo riempie di amore e misericordia. - parleranno lingue nuove: il Vangelo è così universale da arrivare a tutto il mondo e raggiungere ogni creatura. Non ci sono ostacoli di lingua o di cultura; il Vangelo non appartiene ad una cultura, anche se nasce in un ambiente mediorientale, è trasmesso con la potenza dello Spirito che traspare nell'esperienza della vita vissuta: La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1Cor 2,4-5). - prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno: l'esperienza umana permette di conoscere le seduzioni del mondo (liturgia del Battesimo), i tranelli della vita, i veleni di un mondo corrotto, ma chi è nel Signore è immune dall'essere risucchiato nel vortice del degrado, è impedito a cedere la propria anima al successo del mondo perché ha un tesoro in cielo (Mc 10,21). - imporranno le mani ai malati e questi guariranno: la Parola che Dio ci ha dato, l'esperienza viva di Gesù è così liberante che è capace di guarire, guarire dal peccato, dal male che assilla l'umanità, dalla condizione di schiavi; anche l'imporre le mani ci dice la forza della preghiera comune: pregate gli uni per gli altri per essere guariti (Cg 5,16). Il Signore agiva insieme con loro Alla inadeguatezza dell'uomo, alla sua insufficienza si accosta l'azione del Signore che, se pur asceso alla destra del Padre, continua ad agire nella storia degli uomini; anzi la sua azione, non più legata alla contingenza del tempo e dello spazio, arriva molto lontano. La prima generazione cristiana sentiva il Signore presente nella comunità, che stava agendo con la sua forza insieme alla loro povertà. Gesù non ha reso perfetti gli Undici ma ha affidato il suo vangelo alla loro incredulità, alla loro debolezza, alla loro inadeguatezza. Non posiamo aspettare per testimoniare il Vangelo di diventare perfetti e capaci pensando che tutto dipenda da noi, il Signore lo ha promesso: io vi darò parola e sapienza (Lc 21,14). |