Omelia (17-05-2015)
padre Ermes Ronchi
Chiamati a pensare in grande, a contagiare di speranza

Inizia la nostalgia del cielo: Cristo se ne va, ma solo dai nostri sguardi; non penetra al di là delle nubi, ma nel profondo delle cose, nell'intimo delle creature e di Dio. «Solo il cristianesimo ha osato situare un corpo d'uomo nella profondità di Dio» (R. Guardini).
L'Ascensione del Signore è la celebrazione di due partenze, quella di Gesù verso l'intimo e il profondo; quella degli apostoli, prima Chiesa in uscita, verso gli angoli della terra, ad annunciare qualcosa capace di scardinare il mondo così come l'abbiamo conosciuto.
Andate in tutto il mondo. Che ampio orizzonte in queste parole! È come sentirsi protesi verso tutto, e allargare le braccia per abbracciare ogni cosa, e respirare in comunione con ogni vivente, e sentire il vangelo, la bella notizia, la parola di felicità, dilagare in ogni paesaggio del mondo come ossigeno e fresca acqua chiara, a portare vita a ogni vita che langue.
E questi saranno i segni...scacceranno i demoni... imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Segni che non sono riservati ai predicatori del vangelo, ma che accompagnano ogni credente: e il primo segno è la vita che guarisce, la gioia che ritorna. Possiamo essere certi che la nostra fede è autentica se conforta la vita e fa fiorire sorrisi
intorno a noi. Dio ci rende dei guaritori.
E l'altro segno è parlare lingue nuove: chi crede veramente, si apre all'ascolto dell'altro e acquisisce un'intelligenza del cuore che gli permette di comunicare con tutti, con la lingua universale che è la tenerezza, la cura, il rispetto.
Partirono gli apostoli e il Signore agiva insieme con loro. La traduzione letterale suona così: il Signore era sinergia con loro. Che bella definizione! Vuoi sapere chi è Gesù? Il vangelo di Marco offre questa perla: Il Signore è energia che agisce con te. Tu e lui, unica energia.
Cristo opera con te in ogni gesto di bontà; in ogni parola fresca e viva è lui che parla; in ogni costruzione di pace è lui che con te edifica il mondo.
Ogni mattina lui ci affida la terra e a sera la ritrova ricca di pane e amara di sudore. È questa la tua gioia, Signore: prolungare nelle fragili nostre mani le tue mani poderose. E come un solo corpo noi plasmiamo la terra; noi due insieme, uomo e Dio, vegliamo sulle cose e sul futuro.
E partirono e predicarono dappertutto. Il Signore chiama gli undici a questa navigazione del cuore; sono un gruppetto di uomini impauriti e confusi, un nucleo di donne coraggiose e fedeli, e affida loro il mondo, li spinge a pensare in grande a guardare lontano: il mondo è vostro. E questo perché ha enorme fiducia in loro; li ha santificati e sa che riusciranno a contagiare di nascite, di fuoco e di speranza ogni vita che incontreranno.