Omelia (17-05-2015) |
dom Luigi Gioia |
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio Celebriamo come una solennità, l'ascensione del Signore. "Celebriamo" vuol dire: consideriamo l'ascensione come qualcosa in cui dobbiamo trovare della gioia, come una lieta novella, come una buona notizia, come qualcosa di buono per noi. Lo facciamo senza pensarci, ma se cominciamo a rifletterci probabilmente non è tanto evidente il fatto che ci sia da celebrare nel giorno dell'ascensione. Chiediamoci infatti se sia veramente una buona notizia, se sia veramente una cosa buona per noi che Gesù sia partito, che Gesù sia asceso al cielo, che Gesù sia sparito dai nostri occhi. Chiediamoci se non sarebbe stato meglio che il Risorto fosse continuato a restare presente, visibile in mezzo alla sua chiesa, come lo è stato per 40 giorni dopo la sua resurrezione. Se infatti Gesù è stato presente per 40 giorni dopo la resurrezione in mezzo ai suoi discepoli, perché non sarebbe potuto restarlo per tutto il tempo in cui era necessario che la chiesa durasse sulla terra? Sarebbe stato talmente tanto meglio! Oggi non avremmo bisogno di eleggere un papa, un "vicario di Cristo sulla terra", perché avremmo Cristo stesso presente in mezzo a noi. E cosi tutti gli errori umani, tutti i limiti umani dei vicari di Cristo potrebbero essere ovviati dal fatto che Cristo stesso, presente in mezzo a noi, ci guiderebbe, sarebbe direttamente il nostro pastore. A Dio tutto è possibile e anche questo sarebbe stato possibile. Quindi come possiamo trovare della gioia nel fatto che Cristo ci abbia lasciato in mano a discepoli che nel corso del tempo, attraverso i loro successori, hanno fatto cose ottime, cose buone, hanno permesso e di fatto hanno contribuito alla evangelizzazione di larghe fette della popolazione mondiale, ma anche hanno ostacolato, realmente ostacolato, il progresso del vangelo, a causa dei loro limiti, delle loro povertà? Quindi è veramente una buona notizia che Gesù sia partito? Occorre interrogarsi sul senso profondo dell'ascensione per cercare di capire in cosa il fatto che Gesù sia partito sia una cosa buona per noi. Prima di tutto cerchiamo di capire cosa vuol dire che Gesù è asceso al cielo. Non dimentichiamo che anche in questo caso si tratta di una metafora. Quando si dice che mentre lo guardavano, fu elevato in alto e dopo che la nube passò, fu sottratto ai loro occhi, non vuol dire che Gesù sia sopra le nubi. Sappiamo che da un punto di vista locale, sopra le nubi ci sono altre nubi, e poi sopra queste nubi si entra nello spazio intersiderale, cioè in un luogo come un altro. Dire che Gesù è asceso al cielo è dunque una metafora, un'immagine per dire che qualcosa è successo. Sia negli Atti degli apostoli che nel vangelo di Marco, nel racconto dell'ascensione del Signore si dice: Mentre lo guardavano, fu elevato in alto - dicono gli Atti degli apostoli- e, nel vangelo di Marco: Il signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo. Questa è una metafora perché sappiamo che Gesù non è in cielo, non è da qualche parte sopra le nubi, non è nello spazio, non è nascosto su qualche altro pianeta, come nel Piccolo principe di Saint Exupery! Nello stesso tempo, sia negli Atti che nel vangelo di Marco vi sono altre metafore per esprimere quello che succede con l'ascensione. Negli atti degli apostoli si dice: Mentre lo guardavano, fu elevato in cielo e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Invece il vangelo di Marco dice: il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu levato in cielo e sedette alla destra di Dio. Il secondo membro di queste due frasi ci dà due altri modi per capire cosa sia l'ascensione del Signore. Nel primo caso ci è detto che Gesù fu sottratto ai loro occhi. Forse questa espressione è quella che meglio spiega che cosa effettivamente è successo con l'ascensione. Con l'ascensione Gesù non è andato via, non ci ha lasciato, ma si è semplicemente sottratto ai nostri occhi. Lo conferma la conclusione del passaggio degli Atti degli apostoli, che dice: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo, questo Gesù che è in mezzo a voi, è stato assunto in cielo. Qui è contenuta la buona notizia dell'Ascensione: Gesù è in mezzo a noi! Fino ad allora era in mezzo a noi visibilmente, adesso è in mezzo a noi invisibilmente. O ancora, la conclusione del vangelo di Marco dice: Allora essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con loro, cioè restava insieme con loro, anche se non lo vedevano. E poi c'è la fine del vangelo di Matteo che dice: Andate, fate discepoli tutti i popoli, ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. L'ascensione non vuol dire che Gesù non è più presente, ma che continua ad essere presente in una maniera diversa, in una maniera più efficace. Adesso Gesù è presente in modo invisibile: non lo vediamo, però sappiamo - perché ce lo ha detto, promesso, ce lo ha assicurato - che è presente. Però non lo vediamo e non possiamo sentire la sua voce. Ma il fatto di non sentire la sua voce non vuol dire che non stia continuando a parlarci, anche adesso, anche in questo istante. Appena cominciamo a riflettere su questo punto, immediatamente capiamo che in realtà Gesù continua ad essere presente, ad agire invisibilmente. Non lo vediamo, ma ci parla. Ogni volta che leggiamo la scrittura con fede sentiamo ardere il nostro cuore, sentiamo un calore nel nostro cuore - lo stesso che sentirono i discepoli di Emmaus - che ci permette di riconoscere la presenza del Signore. Questa scrittura che se non fosse letta alla luce della fede sarebbe una lettera morta, diventa spirito, diventa senso spirituale, diventa una parola che ha il potere, la capacità, di trasformare la mia vita. La parola di Dio non è mai soltanto la scrittura letta. La parola di Dio è Gesù, cioè Dio, che ci sta parlando ora. Quindi l'Ascensione di Gesù vuol dire che si sottrae ai nostri occhi, ma per essere presente in maniera ancora più profonda di quando lo vedevamo con i nostri occhi, in maniera più profonda perché presente non solo fuori di noi, non solo in modo da essere visibile solo per i nostri occhi di carne, ma presente dentro di noi per mezzo del suo Spirito e visibile per gli occhi della fede. E qui arriva un altro punto molto importante: immaginiamo che Gesù fosse presente, che invece del papa avessimo Gesù a piazza san Pietro, avessimo lui a dare ordini, lui a dirigere la sua chiesa. Come potremmo veramente sentirci liberi? Come potremmo vivere la grazia della fede e della scelta che caratterizza il tempo attuale nel disegno globale della salvezza del mondo? Il momento di vedere Gesù ritornerà e in quel momento sarà di nuovo un'evidenza per noi. Lo dice l'angelo: verrà nello stesso modo in cui l'avete visto andare al cielo. Adesso abbiamo bisogno che Gesù, pur essendo presente, pur continuando a parlare al nostro cuore, lo faccia in modo velato, in una maniera nella quale non si impone a noi, ma si propone a noi in modo tale che la nostra adesione a lui non sia obbligata, sia libera. La seconda frase poi, quella del vangelo di Marco, ci da un altro elemento per capire cosa voglia dire l'ascensione di Gesù: il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. La realtà dell'ascensione è questa: Gesù siede alla destra di Dio. Ma Gesù, il Figlio, non era già alla destra del Padre? Non è una delle persona della Trinità? Non è già una sola cosa con il Padre e con lo Spirito Santo? Assolutamente. Ed in questo senso non ha mai lasciato il seno del Padre, poiché il Figlio non può mai essere separato dal Padre e dallo Spirito Santo. Quello che cambia è che con l'Ascensione ciò che sale al Padre non è solo il Figlio, ma il Figlio con la nostra carne, il figlio che si è fatto uno di noi. E' un uomo che ascende al cielo, quest'uomo che è diventato una sola cosa con il Figlio di Dio, quest' uomo che è nostro fratello, seduto alla destra del Padre, può intercedere in nostro favore, può pregare per noi. Non solo, ma con questo uomo, con questo corpo noi diventiamo un solo corpo ogni volta che mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue. Questo vuol dire che con Gesù ascendiamo al cielo anche noi. Se con il battesimo siamo diventati figli nel Figlio; se cibandoci del corpo e del sangue di Cristo diventiamo un solo corpo con lui, allora dove è lui, siamo noi. Se Gesù è seduto alla destra del Padre, anche noi siamo seduti alla destra del Padre. Se Gesù è nel seno del Padre, anche noi siamo nel seno del Padre. Quindi l'ascensione vuol dire che già adesso, pur nella fede, pur misteriosamente, siamo figli nel Figlio, siamo uniti al Padre, siamo già risorti, siamo già lassù. La nostra dimora - come dice Paolo - è lassù, risorti con Cristo. La nostra vita non è più una vita terrestre, ma è già una vita celeste. Tutto questo vuol dire che Gesù è più presente adesso di quanto non lo fosse prima. Sta a noi scoprire la sua presenza attraverso la lettura assidua, meditata, profonda, della scrittura, perché attraverso di essa ci si sveli la Parola attraverso la quale Gesù ci parla, tocca il nostro cuore, ci converte, ci trasforma! Crediamolo: Io sono con voi tutti i giorni. Gesù agisce con noi e conferma la parola con i segni che la accompagnano. Gesù che è in mezzo a noi, pur assunto in cielo per intercedere per noi alla destra del Padre, vive con noi, è presente con noi, lì dove due o tre sono uniti nel suo nome. E' presente nei nostri cuori! E' presente più che mai. Più che mai con noi in questo cammino, per ricondurci alla casa del Padre. |