Omelia (24-05-2015)
don Michele Cerutti


Gesù è ormai prossimo alla Passione e alla morte. Ogni volta che egli annuncia questi eventi che lo mostreranno nella dimensione della sofferenza gli apostoli sono sempre sgomenti. L'aria che traspare dai Vangeli si alterna dall'angoscia alla tristezza. Il Signore lo sa bene perché conosce le attese ancora superficiali dei suoi compagni di viaggio. Saranno così superficiali che al momento della Passione tutti scapperanno e solo Giovanni rimarrà con Maria ai piedi del Cristo sofferente.
Tutti siamo abitati dall'idea di un Dio forte che vince con potenza ogni cosa e ci è difficile capire che Cristo vince con la potenza della Kenosis e della morte cruenta, Gesù sa che i suoi dopo la morte comprenderanno la risurrezione solo se donerà loro lo Spirito Santo. In quel contesto di tristezza viene promesso loro il Paraclito.
Ma allora domandiamoci se conosciamo lo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo rischia di diventare il grande assente della nostra fede. Eppure è il grande dono che il Risorto ci affida. Egli viene promesso, come abbiamo letto, perché ha il grande compito di aprire la nostra mente e il nostro cuore alla fede in Gesù. Egli, quando prende dimora in noi, ci purifica, ci illumina, ci rinnova e ci rende partecipi della vita stessa di Dio che è dolore. Grazie alla forza dello Spirito ci immergiamo nella Trinità in quel rapporto di confidenza, di libertà e di fiducia che ci porta a guardare i nostri fratelli, quelli vicini e lontani, con gli stessi occhi di Gesù. Lo Spirito Santo ha il compito di imprimere nei cuori dei credenti le parole che Gesù stesso ha detto.
Con questa grande solennità noi oggi possiamo dire che festeggiamo il Battesimo della Chiesa. Senza la presenza e l'azione incessante dello Spirito Santo la Chiesa non potrebbe vivere e non realizzerebbe il compito che Gesù risorto le ha affidato. La professione di fede nello Spirito Santo è strettamente legata con la professione di fede nella Chiesa.
Abbiamo visto nella prima lettura che lo Spirito Santo ha come compito l'unità. Il brano degli Atti ci dimostra che lo Spirito supera la divisione operata a Babele: quell'orgoglio verso Dio e la chiusura degli uni verso gli altri sono superati; c'è invece l'apertura e l'uscita per portare l'annuncio della Parola.
Lo Spirito Santo, dando forma alla Chiesa, rinvigorisce di forza gli annunciatori del Vangelo; distribuisce all'interno della Chiesa dei carismi a ciascuno non per portare divisione, ma per favorire l'unità.
Papa Francesco, in un'udienza, ha spiegato bene cosa è il carisma.
"E' un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa, perché con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell'intera comunità, per il bene di tutti....Una cosa importante che va subito sottolineata è il fatto che uno non può capire da solo se ha un carisma, e quale. Tante volte noi abbiamo sentito persone che dicono: "Io ho questa qualità, io so cantare benissimo". E nessuno ha il coraggio di dire: "È meglio che stai zitto, perché ci tormenti tutti quando canti!". Nessuno può dire: "Io ho questo carisma". È all'interno della comunità che sbocciano e fioriscono i doni di cui ci ricolma il Padre; ed è in seno alla comunità che si impara a riconoscerli come un segno del suo amore per tutti i suoi figli. Ognuno di noi, allora, è bene che si domandi: "C'è qualche carisma che il Signore ha fatto sorgere in me, nella grazia del suo Spirito, e che i miei fratelli, nella comunità cristiana, hanno riconosciuto e incoraggiato? E come mi comporto io riguardo a questo dono: lo vivo con generosità, mettendolo a servizio di tutti, oppure lo trascuro e finisco per dimenticarmene? O magari diventa in me motivo di orgoglio, tanto da lamentarmi sempre degli altri e da pretendere che nella comunità si faccia a modo mio?". Sono domande che noi dobbiamo porci: se c'è un carisma in me, se questo carisma è riconosciuto dalla Chiesa, se sono contento con questo carisma o ho un po' di gelosia dei carismi degli altri, se volevo, voglio avere quel carisma. Il carisma è un dono: soltanto Dio lo dà!"
Da tutto ciò comprendiamo perché invocare lo Spirito Santo con più forza, non limitandoci a una semplice devozione.
Concludiamo con l'invocazione allo Spirito Santo di Paolo VI:
Vieni, o Spirito Santo
e donami un cuore puro,
pronto ad amare Cristo Signore
con la pienezza, la profondità e la gioia
che tu solo sai infondere.
Donami un cuore puro,
come quello di un fanciullo
che non conosce il male
se non per combatterla e fuggirlo.
Vieni, o Spirito Santo
e donami un cuore grande,
aperto alla tua parola ispiratrice
e chiuso ad ogni meschina ambizione.
Donami un cuore grande e forte
capace di amare tutti,
deciso a sostenere per loro
ogni prova, noia e stanchezza,
ogni delusione e offesa.
Donami un cuore grande,
forte e costante fino al sacrificio,
felice solo di palpitare con il cuore di Cristo
e di compiere umilmente, fedelmente
e coraggiosamente la volontà di Dio.
Amen.