Omelia (24-05-2015)
don Alberto Brignoli
Spirito, ho bisogno di capire

È una delle solennità più importanti e centrali della nostra fede; anzi, mi spingo quasi a dire che - insieme alla Pasqua, con la quale forma un unico mistero, perché ne è il compimento - si tratta della solennità centrale, focale, del nostro essere cristiani; e non solo perché si colloca quasi esattamente al centro dell'Anno Liturgico, ma perché rappresenta il cuore del mistero della nostra fede, quello che dà significato al nostro credere, ossia la testimonianza. È il momento della Chiesa, è il Natale della Chiesa, un momento senza il quale il Natale di Cristo, il mistero dell'Incarnazione, non diverrebbe storia della nostra storia; un momento senza il quale la Pasqua di Cristo non diverrebbe annuncio, non sarebbe "Vangelo", Buona Notizia.
Non voglio - e non ne ho assolutamente le capacità - fare un trattato di liturgia sulla Pentecoste o di teologia dello Spirito Santo, per cui non voglio neppure rischiare di sembrare esagerato, nel dare eccessiva importanza a questa solennità: sono invece certo di non esagerare, quando affermo che alla grandezza fondamentale della Pentecoste corrisponde la totale inadeguatezza (almeno, da parte mia) nel trovare le parole giuste, nell'individuare il tema su cui soffermarci per avere degli spunti utili alla nostra riflessione in questa festa. Il Mistero dello Spirito che pervade il cuore dei fedeli e della Chiesa mi coglie totalmente impreparato e inadeguato, quasi balbettante di fronte alla grandezza di ciò che "come un vento impetuoso" si abbatte sugli Apostoli riuniti a porte chiuse nel Cenacolo. Non so mai di cosa parlare, quando penso alla Pentecoste; esattamente come di fronte a un sontuoso banchetto di gustosissime vivande e di cibi raffinati che ti lascia talmente attonito da non riuscire ad assaggiarne se non una minima parte.
E allora, giusto per assaggiare qualcosa e non rimanere a digiuno in un giorno in cui digiunare non è previsto, ho pensato a cosa può dire a noi, oggi, il mistero dello Spirito che prorompe nella storia della Chiesa e nelle nostre vicende storiche. Sono molte, le cose che lo Spirito può dire alla nostra storia; sono molte le cose che noi, abitanti della storia, possiamo chiedere in dono allo Spirito. In dono, sì, perché fortunatamente lo Spirito fa parte ancora di quelle realtà della storia che agiscono gratuitamente e senza interessi. A lui interessa solamente portare la presenza di Dio all'interno della storia dell'umanità, tutto qui. E lo fa attraverso i suoi innumerevoli doni, tanto numerosi e variegati che la tradizione ha preferito tramandarceli attraverso il numero perfetto, quello della completezza, della pienezza, il numero sette. Sono tutti profondi e utilissimi, i sette doni dello Spirito Santo, e almeno in occasione della Cresima - per timore che il Vescovo ce li chiedesse - li abbiamo imparati a memoria tutti: ma spero che ognuno di noi ne abbia preso a cuore almeno uno, e se lo sia "coccolato" un po', tra i meandri della propria anima.
Io, ad esempio, sono affascinato dal dono dell'intelletto, quel dono per cui lo Spirito ci aiuta a "leggere dentro" le cose, oppure - come suggerisce un'altra etimologia - a "raccogliere fra le cose", a "tirare insieme tra tanti aspetti" ciò che ci permette di individuare il senso di ciò che accade. E non credo sia banale dire che oggi viviamo un momento storico in cui del dono dell'intelletto c'è veramente un enorme bisogno: perché a tirare insieme due idee su ciò che accade, a leggere in profondità gli avvenimenti e a trovarne il senso profondo, credetemi, si fa una grande fatica. Non è solo un modo di dire: "Non ci si capisce dentro più nulla"; è la cruda e a volte disarmante realtà che viviamo ogni giorno.
E credo che l'umanità, tutti quanti, abbiamo bisogno di capire. Io ho bisogno di capire, ho bisogno di intelletto.
Ho bisogno di capire come mai nel mondo ci siano oltre due miliardi di persone che vivono con meno di un euro al giorno, mentre un pilota di Formula 1, ammesso anche che sia il più forte al mondo, guadagna 35 milioni di euro a stagione, cioè 1 euro al secondo;
ho bisogno di capire come mai, per stare su cifre molto più modeste, il figlio di un dirigente di un'azienda di trasporti permetta al proprio figlio nullafacente di spendere, per i propri comodi, centinaia di migliaia di euro l'anno con la carta di credito dell'azienda, un'azienda nella quale si parlava, fino allo scorso anno, del 30% di esuberi nel personale;
ho bisogno di capire come si faccia a confondere la parola "profugo" con la parola "delinquente", e la parola "disperato" con la parola "clandestino", visto che non hanno per nulla la stessa etimologia;
ho bisogno di capire come mai chi fa politica e quindi dovrebbe insegnare civiltà agli altri fa scenate incivili insultando chiunque gli capiti a tiro solo perché lui è arrivato in ritardo in aeroporto;
ho bisogno di capire come mai si fa tanta bagarre per approvare in Parlamento una riforma scolastica mentre l'unica cosa di cui ha bisogno la scuola è di far capire ai ragazzi che la vita vale molto di più di una notte di ubriacature e di bravate durante una gita scolastica;
ho bisogno di capire come mai, se qualcuno si ritrova i panni del vicino (del fratello, pure) stesi in prossimità del proprio terrazzo, debba necessariamente imbracciare il fucile e fare una strage;
ho bisogno di capire come mai, una volta, per giocare a pallone fossero necessari solamente un pallone, un campo spianato e sei legni a forma di porta, mentre oggi servono innanzitutto diritti televisivi e gente che scommetta sul risultato;
ho bisogno di capire come mai le scorte di gadget fatte da un paese tra gli stand dell'Expo dovevano durare sei mesi e invece si sono esaurite in quindici giorni;
ho bisogno di capire come mai ci sia voluto un vescovo di Roma proveniente da un continente povero perché nella Chiesa si mettessero al centro i poveri...ero convinto che ci avesse pensato già Gesù Cristo.
Forse sono troppo ingenuo o troppo ignorante, e non capisco più nulla delle dinamiche che governano il mondo: è per questo che, oggi, chiedo allo Spirito in particolare il dono dell'intelletto.
Già che ci sono, lo chiedo anche per questo nostro pezzo di storia: credo che non le faccia del male.