Omelia (24-05-2015) |
don Luca Garbinetto |
Lo Spirito di verità Per vivere appieno la Pentecoste, Pasqua dello Spirito Santo, c'è da ridestare il desiderio profondo di verità. Quello che anima i grandi testimoni e i martiri della Chiesa, come il beato Mons. Oscar Romero. La venuta del Paraclito è novità e turbamento, è incendio e refrigerio, è consolazione e sconvolgimento. Ma nulla di tutto ciò può invadere e trasformare il cuore dell'uomo se non risorge dall'intimo la domanda esistenziale della verità. Il mondo di oggi è tempestato di notizie. Le informazioni corrono, alla velocità di un clic, da una parte all'altra del globo, quasi in contemporanea con i fatti che accadono. Non si fa in tempo a vivere un'esperienza, a gustarne le emozioni, a coltivarne lo stupore e l'imbarazzo, la gioia e la delusione, che le foto e i video dei volti e dei luoghi già corrono da uno smartphone all'altro. Siamo connessi con ogni angolo della terra. E sebbene restino intere sacche di popolazioni escluse da questo mondo mediatico, che non è forse meno reale del mondo del contatto fisico, l'interrogativo più coinvolgente che si impone riguarda piuttosto un'altra dimensione: la verità! Quanto, cioè, di ciò che comunichiamo è vero? Quali i criteri e le garanzie per definire una notizia come vera? Dove trovare i punti di riferimento affinché l'interazione che si genera nello scambio sia vera? Perché è la verità che trasforma una connessione in cammino di comunione. Solo nella verità l'intreccio di individui collegati tra loro diviene anticipo di unità tra persone che si amano. La verità, però, non può essere data per scontata. E quando invece si da per scontato che ciò che vedo, ciò che leggo, ciò che scambio sia vero, qualcosa manca alla relazione. Manca la profondità, manca lo svelamento, manca la persona intera. Ecco perché il mondo dei media non elimina, anzi allarga e provoca ancora maggiormente la necessaria e vitale domanda di senso. Che è la domanda che ci fa essere uomini. Lì abita lo Spirito, lì avviene la Pentecoste. Quando degli uomini - appunto - sconvolti dall'accaduto della storia, storditi dal fallimento del loro Maestro crocifisso e spiazzati dalle voci e dagli sguardi di chi lo dice risorto, si domandano se ciò sia vero. Quando degli uomini - appunto - impauriti e tentati di evadere e tornare alla banalità dell'esistenza di prima, vengono raccolti dalla Madre nel Cenacolo, luogo di memoria e di rivelazione, e si lasciano inquietare profondamente dal grido del cuore: ma è vero tutto questo? Il peso è grande: la domanda sul senso della vita e sulla verità delle cose non può trovare risposta nella piccolezza del nostro ragionare. La nostra testa è povera, per contenere l'immensità della manifestazione. Perché la verità, in effetti, è cosa tanto umana quanto divina. In essa si incontrano il Cielo e la terra. La verità della terra, infatti, è che è fatta dal Cielo e per il Cielo. La verità ha la ‘V' maiuscola: è la Verità di una relazione, è Persona! Per questo, la Verità scrolla di dosso la polvere che appesantisce e invecchia i bei lineamenti della creazione. Solo chi l'ha creata lo può fare, perché ne conosce i dolci tratti e soprattutto desidera rivederli, anche quando le ferite del peccato e della menzogna li hanno sfigurati. Per questo, Gesù promette e invia quello stesso Spirito creatore che all'origine del mondo era nel grembo del Padre, come Colomba inquieta, e aleggiava muovendo correnti di vita nuova nel caos da portare ad armonia. Ebbene sì, la Pentecoste è una rinnovata Creazione. Lì il creato e in esso l'uomo, la creatura più buona, vengono ricondotti alla verità originaria, che è quella di essere usciti da Dio e dal suo cuore innamorato, per tornare a Lui avendo generato nell'intimo la vita del Figlio. Quando ti dicono che assomigli tutto a tuo padre, il cuore si riempie di orgoglio e di gratitudine: appartieni a qualcuno, e anche il tuo corpo lo dice, i tuoi tratti non riescono a nasconderlo. Se questo padre ti ha deluso, senti quella rabbia che invoca riscatto, perché la verità è che un figlio ha diritto a un padre che lo ami. Ma se questo Padre, invece, è Dio in persona, che di amore ti ha inondato da sempre; e se ciò significa che tu appartieni proprio alla Famiglia divina, allora la gratitudine è anche infinita umiltà, perché mai avresti potuto meritare di appartenere a una casa più bella. Lo Spirito rivela e crea tutto ciò. Ci chiede soltanto di lasciar venire a galla la domanda, il desiderio, la trepidante ricerca della verità. Di non spaventarci del dubbio: ‘chi sono io? E chi sei tu, Signore?'. Di non nasconderci di fronte alla paura della solitudine. Perché quando mi accorgo di non poter esistere da solo, ecco che il peso dell'abbandono viene travolto dall'irruzione di una Presenza: ‘tu sei mio figlio, in te mi sono compiaciuto!'. È parola di Verità, pronunciata dal Padre e che da Gesù trabocca a noi, sotto la spinta dello Spirito Paraclito. La verità, quindi, si mostra come relazione e intimità con la Trinità tutta. Non è concetto soltanto, non è idea che convince: è rapporto che contagia, appartenenza e reciprocità; è lasciarsi possedere da Colui che tutto lo mette nelle mani del Figlio e dello Spirito perché, attingendo alla stessa Fonte, possano immergere anche noi nel battesimo della gioia. |