Omelia (24-05-2015) |
Omelie.org (bambini) |
Che festa, oggi, per la Chiesa! Cinquanta giorni dopo la Pasqua, cinquanta giorni dopo la gioia inebriante della Risurrezione, ci troviamo di nuovo a rallegrarci insieme per un dono smisurato: lo Spirito Santo. Lo nominiamo ogni volta che facciamo il Segno della Croce, ma poi, per essere onesti, tanti cristiani quasi si dimenticano della sua presenza. Eppure, noi siamo qui riuniti oggi, grazie allo Spirito. Esiste la Chiesa ed esistono i cristiani, proprio per l'azione dello Spirito Santo. Dopo la Risurrezione di Gesù, infatti, gli Apostoli e i discepoli, non trovavano ancora il coraggio di farsi avanti, di dire a tutti che quel Rabbi di Nazareth, crocifisso sul Golgota, era tornato dalla morte, era vivo. Tra loro lo sapevano e se ne rallegravano, certo, ma non pensavano nemmeno per sbaglio di raccontarlo in giro, di parlare nelle piazze, di andare per il mondo... Figuriamoci! I rischi erano grandi e la paura ancora maggiore: così nessuno, intorno a loro, sapeva del miracolo stupendo e ineguagliabile che era avvenuto. Ma nel giorno di Pentecoste, tutto cambia! I discepoli fifoni e gli Apostoli timorosi, per la forza dello Spirito Santo si trasformano in testimoni coraggiosi, capaci di raggiungere i confini del mondo, per annunciare ad ogni creatura che Gesù è il Signore, che è risorto, è vivo ed è ogni giorno con noi. Bene, ma ora dobbiamo fare un passo indietro, perché nel Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato poco fa, tutto questo non è ancora accaduto. L'evangelista ci riferisce le parole pronunciate da Gesù durante l'ultima cena, prima dell'arresto, quando i Dodici non si aspettano affatto la crocifissione. Le parole raccolte e riferite da Giovanni, sono una sorta di testamento di Gesù, che da vero Maestro prepara i suoi amici ad affrontare quello che sta per accadere. Ed ecco che preannuncia anche il dono dello Spirito: sarà questo soffio inesprimibile ad aiutarli a ricordare ogni parola ascoltata durante quei tre anni da discepoli. Sarà il fuoco vivo dello Spirito che li renderà forti; sarà il vento energico dello Spirito a trasformarli in testimoni di fronte al mondo, fino agli estremi confini della Terra... Gli Apostoli ascoltano con rispetto, ma capiscono assai poco di quello che il Rabbi va dicendo. Però, dopo la Pentecoste, ecco che tutto si fa' chiaro: ricorderanno quelle parole con precisione e tutto assumerà un senso nuovo. Lo Spirito Santo, il "respiro di Dio", viene nominato in molti modi nella Bibbia, ed anche quando lo invochiamo nelle preghiere, lo chiamiamo in modi diversi e poetici: fuoco vivo, Spirito Creatore, dito della mano di Dio, portatore dei doni, vento di novità, mare di dolcezza, fantasia del Padre, Amore senza fine... l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo! Ma nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, secondo me c'è il titolo più bello che si possa attribuire allo Spirito Santo, e lo usa proprio il Signore Gesù: "Quando verrà il Consolatore, che io vi manderò dal Padre". Il Consolatore: che bello, non vi pare? Per riferirsi allo Spirito con un solo nome, Gesù lo chiama Consolatore: colui che conforta nella paura, che asciuga le lacrime della tristezza, che sostiene nella debolezza... Pensiamo alla nostra esperienza concreta: vi è mani capitato di cadere e farvi male? Non è un vero sollievo, se qualcuno accorre subito, ti aiuta a rialzarti, ti medica, ti sostiene e intanto ti dice parole rassicuranti? Oppure, un'altra situazione: vi è mai accaduto di svegliarvi, di notte, dopo un brutto sogno, affannati, spaventati, confusi...? Che meraviglia, allora, il passo di mamma o di papà, che viene in fretta da noi, ci abbraccia, ci consola, ci fa sentire al sicuro! Lo Spirito Santo agisce proprio da Consolatore, con noi: ci avvolge e ci protegge, ci incoraggia, ci rassicura, ci coccola con tutta la tenerezza che possiamo riuscire a immaginare! Tutti, piccoli e grandi, abbiamo bisogno di essere consolati, perché arriva sempre il momento in cui ci sentiamo soli, ci sperimentiamo fragili, abbiamo bisogno di essere circondati da braccia che ci sostengono e ci rassicurano. Questa è l'opera dello Spirito Santo, il suo tocco speciale: se ci affidiamo a Lui, se solo ci consegniamo veramente, è capace di riscaldare il cuore, di accendere la speranza, di tenere viva la fede e sostenere l'amore. È grazie alla forza dello Spirito Santo che in ogni tempo, oggi come agli inizi della Chiesa, i martiri hanno saputo affrontare persino la morte, per testimoniare la fede in Cristo Gesù, così da tramandarla fino a noi. Oggi, giorno di Pentecoste, è di sicuro un momento di festa. Ma è anche una giornata che ci invita alla responsabilità. Per tutti noi cristiani, specialmente quelli che hanno già ricevuto la Cresima, questo giorno speciale è l'occasione per rinnovare il nostro impegno. Per ricordare che portiamo in noi in pienezza lo Spirito Santo e che siamo testimoni di Cristo. Siamo ancora inviati ad essere le mani, il sorriso, lo sguardo, la carezza, il servizio, che rende visibile lo Spirito Consolatore in azione. Tocca a noi, fare in modo che il fuoco dello Spirito Santo continui ad ardere nel nostro cuore, fino a contagiare tutti quelli che ci incontrano. È un impegno serio: essere trasparenza dello Spirito Consolatore, nei giorni feriali, nella quotidianità, nei piccoli impegni, nel gioco, nello studio, nello sport, in famiglia. È un impegno importante, ma possibile. Soprattutto se adesso lo presentiamo sull'altare e attingiamo forza dell'Eucaristia. Buona Pentecoste! Commento a cura di Daniela De Simeis |