Omelia (31-05-2015) |
padre Antonio Rungi |
In compagnia della SS.Trinità per arrivare all'eternità "La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità" (San Cesario d'Arles). Oggi, nella liturgia celebriamo il primo grande mistero della nostra fede: il mistero della Santissima Trinità. Tale mistero è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei "misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati. Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua Rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo. A rivelarci il grande mistero dell'unità e della trinità di Dio è Gesù stesso, il Figlio di Dio, venuto sulla terra a salvare l'umanità dal peccato, morendo e risorgendo. Tutta la predicazione di Cristo è incentrata su questo annuncio del mistero Trinitario e tutte le epifanie e manifestazioni riguardanti Cristo nel suo cammino terreno ci attestano questa verità di fede: dal battesimo di Giovanni Battista, alla morte in croce e alla risurrezione, all'ascensione. Tutto parla di un Dio, che è Padre, è Figlio ed è Spirito Santo. Il Vangelo di questa domenica della SS.Trinità ci fa entrare con la mente ed il cuore in questo mistero di comunione e missione. Gesù ha rivelato che Dio è "Padre" in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo Unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo: "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". Per questo gli Apostoli confessano Gesù come "il Verbo" che "in principio" "era presso Dio", "il Verbo" che "era Dio" (Gv 1,1), come "l'immagine del Dio invisibile" (Col 1,15), come l'"irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza" (Eb 1,3). Sulla loro scia, seguendo la Tradizione Apostolica, la Chiesa nel 325, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea, ha confessato che il Figlio è "consustanziale" al Padre, cioè un solo Dio con lui. Il secondo Concilio Ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 381, ha conservato tale espressione nella sua formulazione del Credo di Nicea ed ha confessato "il Figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre". Inoltre, prima della sua Pasqua, Gesù annunzia l'invio di un "altro Paraclito" (Difensore), lo Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione, che già aveva "parlato per mezzo dei profeti", dimorerà presso i discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e guidarli "alla verità tutta intera". Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un'altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre. La verità rivelata della Santa Trinità è stata, fin dalle origini, alla radice della fede vivente della Chiesa, principalmente per mezzo del Battesimo. Trova la sua espressione nella regola della fede battesimale, formulata nella predicazione, nella catechesi e nella preghiera della Chiesa. Simili formulazioni compaiono già negli scritti apostolici, come ad esempio questo saluto, ripreso nella Liturgia eucaristica: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi". Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di formulare in maniera più esplicita la sua fede trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza della fede, sia per difenderla contro errori che la alteravano. Fu questa l'opera degli antichi Concili, aiutati dalla ricerca teologica dei Padri della Chiesa e sostenuti dal senso della fede del popolo cristiano. Per la formulazione del dogma della Trinità, la Chiesa ha dovuto sviluppare una terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: "sostanza", "persona" o "ipostasi", "relazione", ecc. Così facendo, non ha sottoposto la fede ad una sapienza umana, ma ha dato un significato nuovo, insolito a questi termini assunti ora a significare anche un Mistero inesprimibile, "infinitamente al di là di tutto ciò che possiamo concepire a misura d'uomo" [ Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 2]. Prima di tutto professiamo che la Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: "la Trinità consustanziale". Le Persone divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: "Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura". "Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina". Le Persone divine sono realmente distinte tra loro. "Dio è unico ma non solitario". "Padre", "Figlio" e "Spirito Santo" non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell'Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: "il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio". Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: "È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede". Poi professiamo che l'Unità divina è Trina. Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: "Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all'uno e all'altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza. Infatti "tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione". "Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio". Ai catecumeni di Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno, detto anche "il Teologo", consegna questa sintesi della fede trinitaria: Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell'acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola Divinità e Potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa... Di tre infiniti è l'infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intero.. Dio le Tre Persone considerate insieme... Ho appena appena incominciato a pensare all'Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l'Unità mi sazia". Tutta l'Economia divina è l'opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione. "Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio". Tuttavia, ogni Persona divina compie l'operazione comune secondo la sua personale proprietà. Così la Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento [1Cor 8,6] professa: "Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose". Le missioni divine dell'Incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine. Tutta l'Economia divina, opera comune e insieme personale, fa conoscere tanto la proprietà delle Persone divine, quanto la loro unica natura. Parimenti, tutta la vita cristiana è comunione con ognuna delle Persone divine, senza in alcun modo separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per il Figlio nello Spirito Santo; chi segue Cristo, lo fa perché il Padre lo attira [Gv 6,44 ] e perché lo Spirito lo guida [Rm 8,14]. Il fine ultimo dell'intera Economia divina è che tutte le creature entrino nell'unità perfetta della Beata Trinità [ Gv 17,21-23 ]. Ma fin d'ora siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinità: "Se uno mi ama", dice il Signore, "osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). Il mistero della Trinità è un mistero che si fa storia e cammino con ciascuno di noi. E' un mistero di fede che richiede un cammino di fede autentica, come ci ricorda la prima lettura di oggi. O come afferma l'Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua lettera ai Romani. Il cammino verso l'eternità è un cammino con la Santissima Trinità e come tale è un cammino di amore e di perfezionamento, che solo chi è docile allo Spirito Santo, può intraprendere e portare a termine, avendo lo sguardo fisso in Gesù Cristo e la mente rivolta esclusivamente al cielo, pur camminando nella vita terrena. Con la preghiera di Santa Elisabetta della Trinità, ci rivolgiamo oggi alla Santissima Trinità: " O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già nell'eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del tuo Mistero! Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice. Amen. |