Omelia (31-05-2015)
mons. Roberto Brunelli
Non avete ricevuto uno spirito da schiavi

Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi, ma lo Spirito (Santo) che rende figli adottivi di Dio (Padre) e coeredi di Cristo. Così, riassumendo, ricorda l'apostolo Paolo (Romani 8,14-17). E Gesù: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Vangelo secondo Matteo 28,16-20). Sono le ultime parole da lui pronunciate prima della sua ascensione al cielo, e come le parole dell'apostolo sono tra quelle che parlano del mistero al centro della festa odierna.
Nell'arco dell'anno liturgico, la festa della Santissima Trinità si colloca subito dopo il tempo pasquale, quasi invitando a uno sguardo retrospettivo sulla redenzione appena celebrata nei suoi momenti culminanti: la cruenta passione di Gesù, la sua morte e risurrezione, il suo ritorno al Padre e il dono dello Spirito Santo. La redenzione, opera congiunta di tutte e tre le divine Persone, costituisce la massima rivelazione che Dio ha fatto di sé agli uomini, con l'espressione del suo infinito amore per noi. Nel vangelo di oggi Gesù integra la rivelazione e l'amore, trovando il modo di rendere tutti partecipi della redenzione. Questo avviene con il battesimo, che annulla le distanze di tempo e di luogo e fa sì che i benefici di quanto si è compiuto a Gerusalemme duemila anni fa raggiungano "tutti i popoli".
La festa di oggi invita dunque a riflettere sul battesimo. E non è superfluo perché, nei paesi di antica cristianità come l'Italia, salvo eccezioni tutti l'abbiamo ricevuto pochi giorni dopo la nascita, cioè quando non ne eravamo consapevoli, col rischio di dimenticarcene o di sottovalutarlo. Talora si sente proporre di eliminare il rischio, conferendo il sacramento non ai neonati ma, come usano alcune altre confessioni cristiane, a chi ha raggiunto l'età adulta; occorre però considerare che, così facendo, si priva per anni una persona degli incommensurabili benefici che il battesimo porta con sé. E' bello invece pensare che i genitori, come si preoccupano di procurare al loro bambino il meglio per il corpo e la mente, così siano solleciti anche del suo bene spirituale.
E il bene che il battesimo porta con sé è davvero grande. Il semplice gesto di versare un po' d'acqua sul capo, accompagnato dalle parole rituali che riflettono il comando di Gesù ("Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"), produce anzitutto l'effetto di rimettere i peccati (per un bambino sarà la semplice eredità del peccato di Adamo). Nasce allora una nuova creatura, che Dio adotta come figlio e ama come il migliore dei padri.
Comincia così, tra l'uomo e Dio, un rapporto da vertigine: la misera creatura, che da sola non potrebbe neppure alzare gli occhi al creatore, col battesimo può accostarsi a lui, dialogare con lui, addirittura essere partecipe della natura divina. Ancora: il battesimo introduce nella Chiesa, mistico Corpo di Cristo. Chi riceve il sacramento vi entra a pieno titolo, con diritti e doveri dipendenti dalla posizione che vi occupa ma sempre con la dignità di ogni altro componente, dal papa all'ultimo neonato. Infatti la dignità del battezzato non dipende dalla sua posizione sociale o da altre considerazioni umane ma, come ricorda Paolo, dal suo essere diventato figlio di Dio. Infine - solo per concludere un discorso che potrebbe essere molto più ampio - il battesimo realizza già, nella misura minima ma fondamentale, l'auspicata unità fra tutti i cristiani; che siano cattolici, ortodossi, anglicani, luterani o di altra denominazione, se battezzati secondo il comando di Gesù, "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", tutti sono già uniti dentro l'umana famiglia di Dio. Non più schiavi (del male, dell'ignoranza, del peccato) ma figli, figli di Dio.