Omelia (07-06-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di padre Alvise Bellinato ALLEATI, NON PIÙ NEMICI Oggi, se guardiamo il telegiornale, possiamo vedere che l'alleanza tra due stati viene fatta normalmente attraverso una cerimonia pubblica in cui due capi di stato firmano un documento, seduti a un tavolino, e al termine si scambiano le penne stilografiche, sorridenti. Ciascuno dei due conserverà nel suo archivio una copia del trattato di alleanza, firmato da entrambi. La recente riconciliazione tra Stati Uniti e Cuba è stata sancita solo da una stretta di mano tra Barack Obama e Raul Castro, davanti a tanti fotografi che hanno immortalato lo storico momento. Nessun documento, nessuna firma. Quel semplice gesto di amicizia, che è presente praticamente in tutte le culture del mondo (la stretta di mano) ha sancito la fine di decenni di ostilità e l'inizio di un rapporto completamente nuovo. I nemici sono diventati amici. Ora tra i due stati esiste una nuova relazione, il passato è dimenticato. Le persone possono ora passare da uno stato all'altro, le merci e i beni possono ricominciare a circolare liberamente, dopo un lungo embargo. La riapertura di un rubinetto che era stato chiuso, comporta benefici, comunicazione, pace, vita. Ora l'acqua può circolare liberamente. COLMARE LA DISTANZA Lo stesso ha cercato di fare Dio, con l'uomo, nel corso di tanti millenni. Ha cercato un modo per fare alleanza con gli uomini, per diventare loro amico, perché gli uomini potessero ricevere i suoi beni, potessero passare liberamente dalla terra al cielo, vivere in pace e amicizia (tra loro e con lui). Ha cercato di aprire quel rubinetto che permetta agli uomini di ricevere la sua Acqua Viva, che ci dona la vita eterna. Ma c'era un problema: con Dio non si può trattare "a pacche in spalla"! A Mosé, che ingenuamente gli chiedeva: "Fammi vedere il tuo volto!", Dio rispose con severità: " Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo" (Es 33,20). E subito dopo Dio concesse a Mosé di vedere... il suo retro: "Vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere" (Es 33, 23). É già qualcosa... Dio ha sempre avuto questo problema, nel rapporto con gli uomini: cercare di colmare una distanza infinita. La distanza esistente tra Dio è l'uomo è ben sintetizzata nella seconda lettura con l'espressione "opere di morte". Il peccato, che è proprio un'opera di morte (ci fa morire), ha il potere diabolico di tenerci distanti da Dio, di impedire a Dio di colmare la distanza. Dio allora inventa una cosa molto bella, che si chiama alleanza. L'alleanza funziona così: l'uomo si impegna ad osservare i comandamenti di Dio e Dio, in cambio, gli garantisce la sua benedizione e la salvezza dalle "opere di morte". Tutto ciò Dio, essendo invisibile, non lo può fare con una stretta di mano davanti ai fotografi, ma mediante un rito dove, al posto dell'inchiostro, viene usato il sangue. Il sangue è l'elemento con cui si firmano le alleanze nella Bibbia. IL SANGUE, INCHIOSTRO ROSSO A questo proposito, ci sono due parole che ricorrono in tutte e tre le letture della liturgia odierna: sangue e alleanza. La loro vicinanza conferma quanto finora detto. "Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!»" (prima lettura). "Quanto più il sangue di Cristo, il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova" (seconda lettura). "Poi Gesù prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti» (Vangelo). Il sangue era usato nell'Antico Testamento per sancire il patto di amicizia tra Dio e il popolo d'Israele. Nella prima lettura si dice che era sangue "di giovenchi", nella seconda "di capri e vitelli". Esso veniva spruzzato sulle persone che partecipavano all'alleanza, come segno di santificazione e purificazione. Il sangue serviva come un inchiostro: coloro che erano segnati con esso diventavano alleati di Dio, sempre sotto condizione di osservare i suoi comandamenti. Chi di noi ha recentemente visto l'ultimo film di Ridley Scott, intitolato "Exodus. Dei e re", forse ricorda la scena in cui gli Ebrei, la sera prima di partire dall'Egitto, immergono stracci in secchi pieni di sangue e poi fanno degli impacchi abbondanti di sangue sulle porte e gli stipiti delle loro case. Una scena impressionante. L'ingresso di casa è allagato dal sangue. Mosé aveva garantito loro una cosa: quel sangue avrebbe protetto i primogenito degli israeliti dalla morte. Il sangue dell'agnello salva la vita degli Israeliti quella notte. LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA La Bibbia ci descrive molte alleanze di Dio con l'uomo: "Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza, e per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza" (Preghiera eucaristica IV). Ma c'è un problema: gli uomini trasgrediscono le varie alleanze che Dio fa con loro. Sarebbe come se due stati facessero un patto commerciale, con certe clausole e, dopo averla firmata, uno dei due cominciasse a comportarsi da nemico, anziché da alleato. Nell'ultima cena, Gesù ha istituito una alleanza che è nuova ed eterna: è l'ultima. Non ce ne saranno altre. È quella definitiva e finale, alla quale Lui non verrà mai meno. E' una alleanza blindata. Questa alleanza nuova, definitiva, finale e indissolubile Dio l'ha voluta firmare con il sangue del suo Figlio, il quale ha dato la sua vita, "ottenendo così una redenzione eterna" e "purificando la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente" (seconda lettura). Gli effetti definitivi di questo patto - ci dice la lettera agli Ebrei - sono due, entrambi meravigliosi: 1. Gesù da ora e per sempre "é mediatore di un'alleanza nuova"; 2. "Essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevono l'eredità eterna che era stata promessa". FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME "Mentre Gesù e gli apostoli mangiavano, egli prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti»" (Vangelo). "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19), dice Gesù. E la Chiesa, da duemila anni, obbedisce, ripetendo i suoi stessi gesti e le sue stesse parole, nella celebrazione della Santa Messa, memoriale della sua passione. Ogni volta che i sacerdoti "fanno questo in memoria di lui", il Mediatore viene, vivo e reale, in mezzo a noi, e noi riceviamo l'eredità eterna. La festa del Corpus Domini, che oggi celebriamo, serve a ricordare al popolo di Dio che in quel piccolo pezzo di pane e in quel vino nel calice, ci sono il Corpo e il Sangue di Gesù, il Figlio di Dio, che si è donato a noi per donarci la vita eterna. In molti paesi del mondo oggi il Santissimo Sacramento verrà portato in processione per le strade delle città e la gente preparerà tappeti di fiori e decorazioni per dimostrare che crede a questa presenza reale, misteriosa ma efficace, di Gesù nell'Eucaristia. Gesù è presente realmente, con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia. Oggi ci inginocchiamo davanti a questa presenza, che costituisce la Chiesa e celebriamo la nuova ed eterna alleanza, non aspergendoci con il sangue e nemmeno cospargendo con esso le porte delle nostre case, ma nutrendoci dell'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. É così che vogliamo ripetere, con la Chiesa intera e con S. Tommaso d'Aquino, una preghiera antica e mirabile, il Lauda Sion, ritenuto tra i vertici della poesia religiosa di ogni tempo, per profondità dottrinale e sapienza estetica. O Gesù, nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi. |