Omelia (28-06-2015) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Sap 1,13-15 2,23-24 2Cor 8,7-9 13-15 Mc 5,21-43. Se dovessimo dare un titolo a questa domenica potremmo definirla la domenica della vita, anche se all'apparenza il tema centrale sembrerebbe la morte, la sofferenza.... Ho in mente i passaggi di tanti cari, in famiglia o fuori famiglia, che hanno vissuto la morte, più o meno consapevolmente, più o meno con fede. Alcuni aspetti che potrebbero "consolarci" sono che la morte quanto meno è l'unica cosa giusta della vita, perché quando arriva non guarda in faccia a nessuno; che ci piaccia o no, la sostanza reale è che il rapporto con la morte è unico, diretto, senza intermediari, al quale nessuno, e dico proprio nessuno, si può sottrarre; poi il come, il quando, il perché...beh, questa è tutta un'altra storia. L'altro aspetto non di poco conto, è che si scrive "morte" e si legge "vita"; che poi sia una vita eterna o un'altra vita, questo ognuno lo vivrà sulla sua pelle, o meglio nel suo spirito. Per il credente c'è la "speranza" di una vita eterna, magari nell'amore di Dio, e per il non credente c'è la possibilità di "rivivere" in qualcun altro o qualcos'altro il suo post morte. In tutti i due casi, per questo "pit stop" della vita, dobbiamo avere una buona dose di "fede" nel credere che chiusi gli occhi in questo mondo, poi li riapriremo, in forma metaforica, in qualcos'altro per continuare a vivere, per il semplice fatto che quello che turba gli animi non è il morire, ma non avere la certezza di cosa c'è dopo... La cosa "buffa", se vogliano dirla così, è che la morte è il passaggio più "pubblicizzato" rispetto alla celebrazioni dei sette sacramenti della vita...siamo proprio dei bei sado/masochisti...quando mai abbiamo pubblicizzato, con adeguati manifesti o comunicati stampa esterni appiccicati sui muri, battesimi, comunioni, confessioni, cresime, matrimoni, unzione degli infermi e ordine sacro? Proviamo a rifletterci... La morte non è un fatto privato, o meglio, se è vero che la morte tocca direttamente 1 sola persona, è anche vero che coinvolge una collettività, da quella familiare a quella civile e religiosa. La morte è un tête à tête, con il proprio fisico ma anche con la propria mente e con il propri sentimenti. E' una relazione privilegiata "terminale", che presuppone una disponibilità; Cristo ne fa un cardine della sua vita pubblica, anche quando la gente mostra "incredulità", egli quasi non la considera, anzi, la prende quasi in giro: lasciatela tranquilla, dorme...!, oppure...chi mi tocca? con tutta la folla che preme da ogni parte per vederlo e toccarlo. Cristo ancora una volta, in questa domenica, non si ferma alla fisicità, ma bensì va oltre...va nel profondo, nella relazione di fede, ne far mettere in gioco la persona diretta o chi lo circonda, fino alla professione di fede. I testi domenicali ci raccontano che la morte è entrata nell'Uomo a causa del peccato, rendendolo quindi un "imperfetto terminale", ma che solo la medicina spirituale della fede può far guarire e/o far risorgere una persona. San Francesco chiamava la morte "sora morte", nel senso di "sorella morte" e si sono sprecati fiumi di inchiostro per esaltarla o per smitizzarla. Mi piace riportare qui il testo che fu scritto in occasione della morte della splendida voce chiamata Whitney Huston:
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