Omelia (14-06-2015)
Giovani Missioitalia
Ogni Regno a suo tempo

Con la parabola del grano di frumento, che germina di per sé, si insiste nella forza vitale che possiede il seme del regno di Dio, seminato nella terra. Gesù, Giovanni Battista lo fece prima, dà al regno di Dio il primo posto nella sua predicazione. Ciò che egli annuncia nelle borgate di Galilea è la buona novella del regno (Mt 4,23; 9, 35). «Regno di Dio», scrive Marco; «regno dei cieli», scrive Matteo conformandosi alle abitudini del linguaggio rabbinico: le due espressioni sono equivalenti. Con la sua venuta ha termine il dominio di Satana, del peccato e della morte sugli uomini: «in virtù dello spirito di Dio io scaccio i demoni, è dunque venuto per voi il regno di Dio» (Mt 12,28). Ne consegue la necessità di una decisione: bisogna convertirsi, abbracciare le esigenze del regno per diventare discepoli di Gesù.
Il regno di Dio è una realtà misteriosa di cui soltanto Gesù può far conoscere la natura. Egli, peraltro, la rivela se agli umili ed ai piccoli, non ai sapienti ed agli scaltri di questo mondo (Mt 11, 25); lo rivela ai suoi discepoli (Mc 4, 11 par.) che peraltro continueranno questo annuncio e predicazione anche nel loro mandato dopo l'Ascensione del Maestro.
In tutto il Nuovo testamento il Regno dei cieli è spiegato sempre con l'uso delle Parabole che rimandano sempre a qualcosa di piccolo che poi con la semina, la crescita diventerà grande come l'avvenire che gli è promesso: è la Parola di Dio che entra nell'uomo, viene seminata e necessità di crescere affinché l'uomo stesso incarni pienamente l'essere figlio di Dio. Entrando nello specifico della parabola di questa domenica, ci accorgiamo subito di alcuni "tempi"...quelli dell'uomo e quelli di Dio. Tra la semina e il raccolto, il seme va crescendo e maturando silenziosamente, senza che l ́uomo se ne accorga o lo comprenda, senza che possa impedire o affrettare il processo. Quante volte ci capita scoraggiati di pensare che Dio non ascolta? Passiamo dei momenti di aridità fortissima, ci lasciamo vivere da un quotidiano che annulla la nostra vitalità. Quante volte siamo li in eterna attesa di ciò che desideriamo?
Sebbene il contadino lasci il campo e il lavoro, la vitalità è racchiusa nel seme, lì dove Dio l ́ha inserita (Gn 1,11-12). Questa vitalità si realizza secondo il suo proprio ritmo:è Dio che fa crescere anche quando non te ne rendi conto. E ́ una parabola che invita alla serenità e alla fiducia del credente. Dio stesso è colui che agisce nella calma della notte o nell ́attività del giorno, e nessun ostacolo renderà vano il suo scopo. «Dio da il pane ai suoi amici mentre dormono» (Sal 127,2). Il Regno di Dio non crescerà per il solo sforzo umano è necessario lasciarlo crescere. Produce frutto in un tempo determinato. Ma nessuno sa spiegare la sua forza misteriosa. Nessuno ne è padrone. Solo Dio!
In Qoelet 3,1-8 passo ricco, è' impressionante vedere come ci sia un tempo per fare tutto. La felicità sta nel fare le cose a suo tempo! Per quante cose ci affanniamo? Il Salmo 89 dice "Insegnaci a contare i nostri giorni e raggiungeremo la Sapienza del cuore"...questo è il regno di Dio. Siamo noi capaci di contare i nostri giorni? Beh quelli passati certamente se la matematica non è un'opinione! Ma quelli futuri? A quali giorni si riferisce il salmo? Quali siamo capaci di contare? La risposta è sotto i nostri occhi...oggi! Solo oggi di fatto è il giorno certo che noi abbiamo e possiamo riuscire a contare. Se cominciamo a comprendere a "contare l'oggi" a comprendere che è questo da vivere non dando per scontato e cercando di sfruttarlo al meglio e vivendo tutti i giorni che ci saranno donati con la stessa pienezza ecco che arriverà il regno dei cieli, ecco che avremo una Sapienza, una libertà di cuore che nessuno mai ci toglierà più.