Commento su Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13
La liturgia odierna (la quindicesima del tempo ordinario) ci istruisce, attraverso l'ufficio delle letture sul significato e sul valore del termine "profeta". Nessuno si può attribuire da se questo termine né gli può essere attribuito dagli uomini e tanto meno dalle autorità. Esso è un compito che viene da Dio al quale la persona prescelta non può sottrarsi nonostante si reputi inadeguato (cf. la prima lettura). Altro tema trattato è il tema della missione, il tempo dell'invio, il tempo della Chiesa. Le nostre parole di uomini, se fedeli allo Spirito Santo, diventano gesto di liberazione che ci permettono di entrare a far parte del Regno, la buona novella che Gesù di Nazaret ha proclamato per le strade d'Israele oltre due millenni fa.
La prima lettura ci dice che in Israele il profetismo non è un'istituzione come il re e il sacerdote, ma che profeta si diventa perché chiamati da Dio e non dagli uomini. La chiamata di Amasia a essere profeta è una chiamata regale, stipendiata dal re, per fare profezie compiacenti il re. Amos è scelto da Dio e, pertanto, deve essere fedele solo a Lui.! Amos, il bovaro, è mandato da Dio ad annunciare al popolo la sua volontà. Ma il sacerdote nominato dal re, lo diffida, gli ordina di allontanarsi dal santuario regale perché, in quel posto c'è già lui come cappellano di corte e non c'è posto per i profeti di Dio. Già d'allora istituzione e carisma non andavano d'accordo. Sembra di essere ai nostri tempi! La Chiesa, col Concilio Vaticano II ci insegna che, voler parlare in nome del vangelo non è arroganza se si è battezzati e se si è ricevuto lo spirito Santo e non dall'istituzione.
Nella prima parte del Salmo 84 è contenuta una domanda: "Tornerà il Signore?" Nella seconda parte, il Salmo responsoriale di questa domenica è contenuta la risposta che il Signore ci invita ad ascoltare: pace, salvezza, dimora di Dio fra gli uomini, amore e verità, giustizia e pace, felicità. Dobbiamo far risuonare nel nostro cuore e nella nostra mente le grazie che hanno segnato la nostra infanzia e la nostra giovinezza specialmente ora che ci vogliono far credere che siamo vermi e non uomini.
Nella seconda lettura S. Paolo ci parla del progetto di Dio nella creazione. Dio ha creato il mondo per noi. L'umanità avanza vero la pienezza della realizzazione di questo progetto: il ricongiungimento definitivo degli uomini con Dio e fra di loro. e questo grazie a un uomo: Gesù di Nazaret che è morto e risorto e ci ha dato lo Spirito Santo. Questo disegno di Dio (la nostra divinizzazione) noi la ricordiamo e vi prendiamo parte, come "caparra della nostra eredità", tutte le volte che partecipiamo all'eucaristia.
Il Vangelo odierno vuole risvegliare in tutti i battezzati il senso profondo della nostra fede e impegnarci a diffonderla, attraverso un'azione costante e silenziosa di tutti i battezzati, uomini di cultura e non, senza fanatismi. il Vangelo di Marco ci permette di delineare sia la nostra identità della Chiesa, sia la nostra identità di discepoli di Cristo e ci obbliga a portare delle correzioni all'immagine che ci siamo fatti di entrambe. La Chiesa, popolo in cammino è costituita da testimoni, ma è anche missionaria perché così l'ha voluta Gesù, che, come dice il vangelo odierno: "li mandò a due a due". Questo della doppia testimonianza è una caratteristica della Bibbia che indica garanzia di verità, come stabilisce il Deuteronomio (17,16). Il compito più importante che la Chiesa ha ricevuto dal suo fondatore e capo è quello di andare incontro a coloro che ancorano sono stati evangelizzati. Ne consegue che la Chiesa deve essere, come Cristo, sempre in movimento per le strade del mondo, in quanto mossa dalla passione di portare a tutti l'annuncio del Regno del Padre suo e nostro. Questo ministero è affidato a tutta la comunità ecclesiale, senza escludere le donne.
Ancora, la Chiesa è chiamata ad essere, per tutt'una madre attenta, consolatrice, capace di insegnare a ciascuno singolarmente l'arte di amare. L'arte di scegliere la dolcezza piuttosto che la violenza, la condivisione invece del profitto, il perdono al posto della vendetta.
Questo significa che il cristianesimo non è una teoria ma una testimonianza che si fonda su un evento. Non si trattasi convincere a tutti i costi, ma solo di testimoniare.
Qualora la nostra proposta non venisse accolta, sarà lo Spirito a evangelizzare la mente e il cuore delle persone attraverso i canali segreti della grazia che lui solo conosce.
Revisione di vita
- Siamo anche noi profeti gettonati che, seguono i desideri del mondo?
- La Verità deve essere soggetta alla misericordia? o è la misericordia ad essere soggetta alla Verità?
Ci scuotiamo la polvere dai sandali ogni qualvolta sentiamo, da parte di una minoranza prevaricatrice, certi discorsi che vorrebbero trasformarci in una maggioranza succube e muta?
Marinella e Efisio Cagliari.