Omelia (24-05-2015) |
mons. Gianfranco Poma |
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità La Pentecoste è "la festa" più vera, la festa di tutta l'umanità e di tutta la creazione: a Pentecoste l'opera di salvezza di Gesù, il progetto di Dio, l'avvento del regno della vita, della pace, della libertà, giunge al suo compimento. Gesù aveva aperto nel cuore di tutti, uomini e donne, giudei e gentili, una grande speranza. Tutti correvano a lui e lui li guariva da ogni infermità. Tutti, soprattutto gli ultimi, si sentivano amati. Ma con la sua morte speranze e aspettative sono andate deluse: tutto è andato in modo ben diverso da come si erano immaginati. Colui nel quale avevano sperato è morto in croce lasciando tutti disorientati: i suoi discepoli in particolare erano smarriti, depressi, impauriti. Ma all'improvviso accade qualcosa di inatteso e di inconcepibile: Colui che era stato crocifisso e sepolto, è risorto, vive, sta in mezzo ai suoi e rinnova la sua comunità. Il progetto di fare di tutti gli uomini una comunità di fratelli, figli di Dio, che parlano la lingua che tutti comprendono, l'Amore, e di fare del mondo intero la casa in cui è possibile vivere la vita in Dio, una vita di libertà e di pace, non è un sogno finito, ma ha avuto veramente inizio. "Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa dove stavano... e tutti furono colmati di Spirito Santo...": Gesù non li ha ingannati, è risorto, è stato confermato da Dio. Nella risurrezione di Gesù, lo Spirito creatore e datore di vita, di nuovo ha operato ed è stato promesso a tutti ed infuso in tutta la realtà: egli tocca i cuori dei discepoli che ora si accendono di entusiasmo per lui e per la sua causa. Essi, come dice Paolo in Gal.5,16-25, "camminano secondo lo Spirito", "si lasciano guidare dallo Spirito", "vivono dello Spirito", gustano il "frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, magnanimità, bontà, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé". E in Rom.8 Paolo arriva all'esplosione più alta della gioia sperimentando la presenza intima dello Spirito di Cristo risorto: "Coloro che sono vissuti dallo Spirito sono figli di Dio, non sono più schiavi, ma liberi, per vivere la vita stessa di Dio". Il Vangelo di Giovanni, nei due discorsi di addio (13,31-14,31 e 15-16) presenta una catechesi completa sullo Spirito Santo come sorgente ed operatore della novità dell'esperienza e della vita del discepolo di Gesù: per dirla con le parole di Paolo, la vita cristiana è "la vita secondo lo Spirito". "L'altro Paraclito" è il nome nuovo che il quarto Vangelo attribuisce allo Spirito Santo per sottolineare che egli, "il difensore", "l'avvocato", "l'intercessore", lo "Spirito della verità", rende l'Assente presente, assumendo nel tempo della Chiesa la funzione che era di Gesù prima della Pasqua. Giov.14,16-17 presenta "l'altro Paraclito" come inviato dal Padre in risposta alla preghiera di Gesù per i suoi discepoli: egli assicura la presenza dell'Assente, "sempre e dovunque, con e in loro". Giov.14,25-26 precisa la natura della presenza promessa. Il Paraclito rende vera la presenza divina: non si tratta di ricordare il passato, ma, interpretando sempre in modo nuovo (facendo "memoria") la Parola di Gesù, la attualizza creando una relazione viva con il passato fondatore. Giov.15,26-27 assicura che il Paraclito assiste i credenti nel loro impegno di testimoni in un mondo anche ostile. Giov.16,8-11.13-15 mostra che il Paraclito continua nei credenti l'opera di Gesù nella sua funzione di giudice del mondo: egli abita la vita dei credenti accompagnandoli nel cammino sempre nuovo della storia. Lo Spirito Santo è la presenza viva di Gesù operante nei credenti. Egli li introduce nella sua "verità", che è relazione sempre nuova, filiale, libera, con Dio Padre. Con la Pentecoste il mondo è una festa: non è più un deserto vuoto e minaccioso. Per chi apre il cuore si apre una vita di libertà, di pace e di gioia. Tutti desideriamo che il mondo si rinnovi, che le incrostazioni e gli irrigidimenti cessino, che le lacrime vengano asciugate, che ogni dolore abbia fine: ma solo lo Spirito creatore può entrare nel nostro intimo, vincere le paure che ci chiudono in noi stessi e ci rendono cattivi, incapaci di comunicare. Solo il suo Amore può farci sentire felici perché amati e può cambiare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne capace di amare teneramente e perdonare anche i nostri nemici. Solo il suo Spirito può illuminare la nostra mente perché sappia pensare, capire, vedere la bellezza che ci è donata. Lo Spirito ci è donato: la Pentecoste che celebriamo è l'irruzione sempre nuova del fuoco e del vento dell'Amore nel mondo. Più che mai oggi dobbiamo accogliere l'invito che Paolo rivolgeva alla sua comunità: "Non spegnete lo Spirito" (1Ts.5,19). |