Omelia (26-07-2015)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su 2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15

Con la domenica odierna la liturgia lascia il Vangelo di Marco e fa uso del Vangelo di Giovanni.! Argomento della liturgia odierna è come vincere la fame. Questa tesi è l'oggetto, in maniera diretta o indiretta, di tutte tre le lettura di questa celebrazione eucaristica. Come i profeti caratterizzavano i tempi messianici all'abbondanza, così Gesù paragona la vita eterna ad un grande banchetto. I più sensibili a questo messaggio, naturalmente, sono i poveri, che non hanno mai da mangiare a sazietà. Il fatto della sazietà è sottolineato nel Vangelo ( "riempirono dodici canestri con i pezzi... avanzati"), e nella prima lettura (" Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare").! C'è da notare, inoltre, che in questo brano il Vangelo di Giovanni, ha chiare allusioni eucaristiche ("prese il pane,... rese grazie,...li diede a quelli che erano seduti"). Gesù sazia concretamente la fame dei poveri e allo stesso tempo rivela il pane celeste, partendo dal pane terreno. Il "segno/ seméion" dei pani e dei pesci ci dice, inoltre, che solo condividendo siamo in grado di soddisfare la fame nostra e quella dei nostri simili.

Una gran folla si accalca intorno a Gesù e, come accade frequentemente, viene da lui con la speranza di essere da lui miracolata o, al minimo, di assistere a qualche miracolo. Allora come oggi, il fare, è più importante dell'essere. Ancora oggi, dopo più 20 secoli di cristianesimo, cerchiamo di farne, di Gesù, un idolo, ma quando pensiamo di averlo piegato ai nostri bisogni, ci accorgiamo che diventa inafferrabile.


La prima lettura tratta dal libero dei Re ci dice che Eliseo, come Elia a suo tempo, ha il compito di risvegliare ha coscienza del popolo di Israele, che in quel momento era ottenebrata dai Baal. Egli, con la moltiplicazione dei "venti pani d'orzo e di farro" che gli erano offerti, ricorda a tutti i presenti che, solo Dio è la sorgente di vita, di felicità, di generosità. Pertanto chi ha il pane, anche se poco, deve condividerlo con chi non ne ha. Solo allora ci si potrà accorgere che quello che è poco per noi è grazie a Dio diventato abbondante. Essere generosi con gli altri, come Dio è generoso con noi, è il segno, per noi cristiani, che si deve dimostrare che si credere coi fatti e non con a parole.


Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente. Questo è il ritornello che l'odierna liturgia prescrive per la recita, durante la messa, per il Salmo 144. Esso è un Salmo alfabetico: il che è segno che il compositore vuol cantare l'alleanza tra Dio e il suo popolo. In questo inno il lemma più usato è quello che indica la lode o l'azione di lode: " ti lodino...ti benedicano...dicano... parlino..Etc."

Il salmista rende gloria a Dio e canta la sua bontà che egli pone a disposizione di "quanti lo invocano...lo cercano con cuore sincero". Gesù è l'incarnazione e l'espressione vivente di questa bontà del Padre.


Paolo invita i cristiani a formare una unità, perché una sola è la vocazione, il Signore, la fede, il battesimo. Paolo, dopo aver chiarito, nella prima parte della lettera, il carattere dottrinale della Chiesa, Corpo di Cristo, in questi brevi versetti, inizia a chiarire quali siano le conseguenze pratiche. Inizia con l'esortare i fedeli e a spiegare come ci si deve comportare per vivere conformemente alla vocazione ricevuta. Nel fare ciò raccomanda l'osservanza di quattro virtù principali: l'umiltà, la mansuetudine, la pazienza, la carità. Il fine acuì è ordinata questa pratica è quella di conservare "l'unità dello spirito". Ma questa unità non può sussistere se non per mezzo del vincolo della pace. Nei versetti 4-6 l'apostolo chiarisce i motivi per cui, i fedeli in Cristo, devono conservare tra loro l'unità. La ragione di ciò sta nel fatto che essi formano un solo corpo: la Chiesa, Corpo mistico di Cristo. Uno è il corpo, uno lo spirito, quello ricevuto nel battesimo, come ancora uno è il fine. Questo fine è l'eterna beatitudine.


Gesù si serve dei nostri pani per saziare la fame. Gesù, paragona la vita eterna a un banchetto, come già avevano fatto i profeti di Israele, i quali dicevano che: i tempi messianici sarebbero caratterizzati dall'abbondanza. Il termine abbondanza è sottolineato nel Vangelo "riempirono dodici canestri con i pezzi...avanzati". Ma oltre all'abbondanza, il racconto ha chiare allusioni all'Eucaristia: "prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede ". questi versetti 1-15 del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni ci dice che, Gesù prima sazia, concretamente, la fame dei poveri e, successivamente, rivela il pane celeste a partire dal pane terreno. La successione degli eventi qui sta a indicare che Gesù difende la dignità della persona. Infine la raccolta "di dodici canestri con i pezzi...avanzati" ci suggerisce di non sprecare, buttandoli, gli avanzi, sia da parte di chi è sazio, sia da parte di chi gli accaparra per paura di morire di fame, ma non li Sto arrivando! o non li può conservare. Da un rapporto della F.A.O. risulta che 1.300.000 tonnellate di cibo vanno globalmente sprecati ogni anno. Di questi 670.000 tonnellate nei paesi ricchi, ma 630.000 tonnellate nei paesi in via di sviluppo. Di questi ultimi 400.000 tonnellate vanno a male a causa della limitata disponibilità tecnologica ( malattie del bestiame, mancanza di insetticidi che proteggono da parassiti, mancata protezione da agenti atmosferici etc.).


Revisione di vita

- Quante volte parlando col proprio coniuge ci sentiamo incompresi perché l'altro non è della nostra stessa opinione?

- Quale esempio diamo ai figli a proposito di sprechi ( cibo, vestiario)?

- L'unità di coppia è il fine da perseguire e costruire insieme. Ne siamo sempre consci? Lo abbiamo dimenticato che ad esso non poniamo se non col finire della nostra esistenza terrena?


Marinela e Efisio Murgia di Cagliari.