Omelia (05-07-2015)
mons. Antonio Riboldi
Vocazione di ogni cristiano: essere profeta!

Il Vangelo di oggi è duro nella sua essenzialità. Ci dice che non basta credere di essere vicini a Gesù, perché da noi nasca un'autentica risposta di fede e che è un difficile compito, anche oggi, quello di coloro che si propongono di fare dono del Vangelo, della Parola di Dio, agli uomini del nostro tempo.
"In quel tempo, Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: ‘Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?'. E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: ‘Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua'. E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le sue mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità". (Mc. 6, 1-6)
È terribile anche solo pensare come tanta Luce possa essere rifiutata. In troppi sono così sazi delle dannose e vuote parole nostre e del mondo, che non sentono più il bisogno di ‘parole vere', che contengano ‘verità e vita', come sono quelle che Dio offre, gratuitamente, per il Suo grande Amore, che desidera comunicare con noi.
Anche Gesù ha conosciuto fino in fondo l'amarezza della contestazione, nella sua patria, tra la sua gente, il rifiuto della sua parola, fino alla crocifissione.
È tanto bello, anche se tremendamente gravoso, essere tra gli uomini ‘un profeta di Dio', la Sua stessa voce. È bello esserlo: bello, perché è Dio che ancora parla agli uomini; e se Dio parla agli uomini, vuol dire che la Sua fedeltà non viene meno, che c'è la possibilità che ci sia la luce e che quindi noi tutti possiamo camminare nella luce.
Chi non vorrebbe essere profeta di Dio? O chi non vorrebbe sentire un profeta di Dio? Ci sono oggi questi profeti? Tanti, rispondo con fermezza.
Il caro Papa Francesco, vescovi, preti, laici, martiri, disseminati per tutta la faccia della terra: come fossero insieme una potente voce, unica voce che parla agli uomini e per gli uomini.
È mai la loro voce è stata così chiara, così piena di calore, di misericordia, così vera, così forte. Possiamo veramente dire che oggi Gesù, Verbo del Padre, nella Sua Chiesa, è Parola viva, Parola di vita. Ma la ‘sua' gente, i ‘suoi', l'ascoltano? O si scandalizzano?
C'è di vero che tanti l'accolgono con gioia: la gioia di spalancare gli occhi e la vita alla verità che ci fa liberi. E c'è di vero che tantissimi si ‘scandalizzano' fino a quasi voler cacciare dalla vita questi ‘profeti'. Non è difficile individuare l'ostracismo, a volte il disprezzo, il rifiuto anche tra di noi, di tutto ciò che viene dalla Verità che è nella Parola di Gesù, offertaci dai suoi profeti. Danno fastidio alla cecità di chi tale è per i falsi idoli che si è creato. Guai dire al bugiardo che è bugiardo, al corrotto che è corrotto, al ladro che è ladro, allo sfruttatore che è uno sfruttatore, al criminale che è criminale!
Per fortuna il Signore è fedele e anche oggi ci ripete quanto disse al profeta Ezechiele:
"In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: ‘Figlio dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di Me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di Me sino ad oggi. Quelli a cui ti mando, sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: ‘Dice il Signore Dio - Ascoltino o non ascoltino - perché sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro". (Ez. 2, 2-5)
La Parola del Padre, per vivere serenamente e conoscere la bellezza di Dio e del dono della vita, senza provare il vuoto dell'anima, non può essere ignorata.
Ecco perché noi non possiamo tacere. ‘Guai a noi se non predicassimo!' - ci avverte l'Apostolo.
Un ‘guai' che pesa sulla nostra società, tante volte priva di valori umani e divini: valori che solo la Parola sa suggerire. Penso che le parole. che oggi la Liturgia ci offre, suonino come un grave avvertimento. Ci dovrebbero fare arrossire davanti alla pigrizia che ci assale, di fronte al nostro dovere, ricevuto nel Battesimo, di essere tutti missionari. Tanto meno ci si deve lasciare prendere dalla paura di essere criticati; si dovrebbe, invece, sentire la necessità, ogni giorno, di trovare un tempo per nutrirci della Parola di Dio, per poi viverla ed annunciarla.
Ci avverte il ‘nostro' grande Paolo VI, verso cui nutro un grande amore: "Forse mai come oggi il mondo ha avuto così grande bisogno di valori spirituali... Anche le nazioni più prospere del mondo stanno scoprendo da sé che la felicità non consiste nel possedere molti beni; stanno imparando da un'amara esperienza ‘del vuoto', quanto siano vere le parole di Gesù: ‘Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio'... Se mai ci fu un tempo in cui i cristiani sono chiamati, più che in passato ad essere luce che illumina il mondo, questo è il nostro tempo. Noi infatti possediamo l'antidoto al pessimismo, agli oscuri presagi, allo scoraggiamento, alla paura di cui soffre il mondo. Noi abbiamo la Buona Novella". (25 giugno 1971)
Buona Novella che dobbiamo conoscere ed ascoltare, come ci ha ricordato Papa Francesco: "Ricordiamo... uno che parla e fa, solamente, non è un vero profeta, non è un vero cristiano, e alla fine crollerà tutto: non è sulla roccia dell'amore di Dio non è saldo come la roccia. Uno che sa ascoltare e dall'ascolto fa, con la forza della parola di un Altro, non della propria, quello rimane saldo. Benché sia una persona umile, che non sembra importante, ma quanti di questi grandi ci sono nella Chiesa! Quanti vescovi grandi, quanti sacerdoti grandi, quanti fedeli grandi che sanno ascoltare e dall'ascolto fanno!"