Omelia (05-07-2015) |
padre Antonio Rungi |
Riconoscere i veri profeti La storia del popolo d'Israele è contrassegnata dal fatto che spesso le persone di definiva profeti, si auto-classificavano come portatori del Dio altissimo. Dai veri ai falsi profeti il passo fu breve. Infatti molti falsi profeti nacquero e si accreditarono presso il popolo santo di Dio, al solo fine di affermare se stessi e per personali interessi, senza assolutamente essere i portavoce scelti dal Signore per tale missione. Come dire che ieri, come oggi, di queste falsità e menzogne, di questi falsi di identità e di missioni sono piene le cronache quotidiane dei giornali e delle televisioni e dei nuovi mezzi di comunicazione. Il profeta Ezechiele, che è un vero ed autentico messaggero di Dio, parla della sua missione e si pone di fronte al problema della accettazione della sua persona da parte della gente. Il Signore manda Ezechiele per convertire la mente e il cuore dei figli di Israele, classificati come una razza di ribelli, un popolo dalla testa dura, che non accetta la correzione di Dio e cammina per la sua strada, deviando dal retto comportamento morale. Tra persone del genere diventa difficile ogni missione evangelizzatrice, in quanto manca la disponibilità ad accogliere il messaggero di Dio e la sua parola, annunciata senza timore e franchezza. Potremmo scoprire oggi in questa figura del profeta Ezechiele, la missione di Papa Francesco. Un vero profeta dei nostri giorni che parla con il cuore, ma soprattutto parla con sincerità alla chiesa ed al mondo. Non ha paura di dire le cose come stanno ed indicare i correttivi necessari per poter affrontare le varie questione che si presentano di volta in volta. Sapranno i tanti orgogliosi, testardi e arroganti dei nostri giorni accogliere questo profeta nel nome del Signore e prestare attenzione a quanto dice e soprattutto a mettere in pratica quanto suggerisce? Io penso che sia molto difficile accettare quanto viene indicato come via di autentica liberazione e libertà. Ma bisogna crederci e sperare che il mondo testardo di questo nostro tempo cambi atteggiamento in ogni cosa ed anche nel rispetto della casa comune, che è la Terra, di cui Papa Francesco parla nella sua recente enciclica Laudato si. San Paolo Apostolo cosciente dei propri limiti e dei propri peccati, fa una esatta diagnosi del comportamento che ogni vero apostolo deve avere per poter diffondere con autenticità la parola di Dio: è la virtù dell'umiltà, che contrasta nettamente con la superbia. Chi sia questo inviato di satana e cosa abbia provocato nella vita dell'Apostolo delle genti è facile capirlo. Si tratta di una persona che ha agito per il danno e il male dell'Apostolo e non certamente per il suo bene. Ma l'Apostolo con la grazia di Dio e il suo totale abbandono a Lui ha potuto superare la tentazione e a vincere le negatività che pure furono presenti nella sua vita. Come dire, che anche nei santi e nelle persone consacrate alla missione e scelti per una speciale missione, non mancano le debolezze, le fragilità e a volte anche il peccato più grave, dal quale si risorge e si rinasce con una vera conversione e rinnovamento personale. La misericordia di Dio è grande ed infinita; per cui non bisogna mai perdere fiducia in questo Padre che attende il nostro ritorno per ridonarci la sua gioia e la sua pace. In questo contesto di evangelizzazione, si comprende il brano della vangelo di oggi, tratto da San Marco, in cui si parla di Gesù che svolge la sua missione tra la gente della sua città e che non è bene accettato. La ben nota affermazione di Cristo, la conosciamo anche noi e spesso riguarda il nostro atteggiamento verso gli altri o degli altri nei nostri confronti. Come a dire che è proprio difficile evangelizzare nei propri ambienti nativi o in quei luoghi a noi troppo familiari che, proprio perché familiari, danno poca importanza a quanto si dice e si fa. Diceva Gesù: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». Nonostante le difficoltà di essere accettato Gesù continua la sua missione. Certo, è facile capire, che vista una certa indifferenza della gente della sua zona d'origine, Egli prosegue altrove la sua missione. Non si ferma, passa di villaggio in villaggio. La sua missione itinerante la porta a compimento con le parole e soprattutto con la sua vita, finita sull'albero della croce e con una condanna a morte, perché aveva osato di chiamarsi Figlio di Dio, di accreditarsi come il vero messia e il vero profeta dell'Altissimo. Il suo modo di agire e fare era motivo di scandalo per quanti non volevano entrare nella dinamica della vera fede e del riconoscimento dell'identità di Cristo, come vero messia, vero Dio e vero uomo. La nostra preghiera odierna, con le vacanze estive appena iniziate per tante persone, sia questa: Laudato si, Dio creatore e padre. Laudato si, Signore mio, perché ci hai creato e redento, Tu Padre di immensa tenerezza e bontà. Laudato si, Signore mio, per il dono del creato che hai affidato alla nostra custodia e messo nelle nostre mani, non sempre attente ed oculate nel conservare i beni che ci hai lasciato a nostra gioia e felicità. Laudato si, Signore mio per ogni uomo e donna di questa martoriata terra, afflitta da tanti mali incurabili del corpo e dello spirito. Fa' che nessuno di questi nostri fratelli possa assaporare la freddezza del nostro cuore e l'indifferenza della nostra mente presa da tanti personali problemi; incapace di leggere il dolore e la sofferenza sul volto di chi non conta in questo mondo. Laudato si, Signore mio, per tutte le croci che ci doni ogni giorno e ci inviti a portare con dignità senza scaricarle sulle spalle degli altri, ma felici di salire con te sul calvario e donare la nostra vita, come vittime espiatrici per la conversione e la santificazione del genere umano. Laudato si, Signore mio per le tante umiliazioni che ci hai fatto sperimentare attraverso quanti non sanno e non voglio amare sinceramente gli altri e si fanno giudici severi degli altri e molto tolleranti con se stessi. Laudato si, Signore mio per ogni cosa e per tutto quello che guardiamo con i nostri occhi, gustiamo con il nostro palato, tocchiamo con le nostre mani, odoriamo con il nostro naso, ascoltiamo con le nostre orecchie, soprattutto se sei Tu, Signore, a parlare direttamente al nostro cuore, perché ci vuoi totalmente consacrati al tuo amore e alla tua lode, nella cristiana speranza di lodarti per sempre nella gioia del tuo Regno, dove ti attendi per donarci la pace e la felicità che non hanno fine, insieme a Maria, la tua e nostra Madre, Regina del cielo e della terra. Amen. (Preghiera composta da padre Antonio Rungi) |