Omelia (12-07-2015)
dom Luigi Gioia
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo (Efesini 1,3-9)

Non molto tempo fa, la comunità scientifica internazionale e la stampa celebrarono una delle più grandi imprese della storia dell'uomo, vale a dire la scoperta del Bosone di Higgs o del Campo di Higgs nell'ormai famoso acceleratore di particelle del CERN di Ginevra. Tutti ne sentirono parlare. Se ho capito bene in cosa questa scoperta consista - le spiegazioni abbondano su internet - all'inizio nell'universo vi erano solo delle particelle, senza grandezza né massa, che fuggivano le une dalle altre. Non esistevano le stelle, non esistevano i pianeti, non esisteva altro se non queste particelle infinitesimali che correvano a velocità incredibili e non riuscivano ad incontrarsi le une con le altre. Esse avrebbero continuato a sfuggire le une alle altre per sempre se qualcosa che le avesse rallentate abbastanza da permettere loro di coagularsi e così formare degli oggetti dotati di massa: le stelle, i pianeti, l'ossigeno, l'acqua, gli esseri viventi, gli uomini. Questo fattore, questa particella, questo campo che ha rallentato tutte le altre particelle e ha permesso loro di costituire l'universo come lo conosciamo è appunto questo Bosone o Campo di Higgs, teorizzato circa 50 anni fa, ma verificato sperimentalmente solo adesso. Considerato il ruolo fondamentale che questo bosone svolse per la nascita dell'universo così come lo conosciamo oggi, diversi commentatori e anche ricercatori lo battezzarono: "la particella di Dio". Tale appellativo fu certamente una maniera per enfatizzare l'importanza di questa scoperta e farne percepire l'importanza a chi di fisica non sa nulla. Ed effettivamente è vero che, quando il Bosone di Higgs entrò in azione, apparvero le stelle, il sole, la luna, la terra. In principio fu il bosone di Higgs e apparvero le stelle! In principio fu il bosone di Higgs e apparvero il sole e la luna! E' indubbiamente qualcosa di simile a quello che la Genesi descrive quando parla della creazione: In principio Dio creò il cielo e la terra.
Questo paragone molto generico bastò perché si parlasse di "particella di Dio". La grande scienziata italiana Margherita Hack, lasciandosi forse un po' troppo trasportare da questa retorica, arrivò addirittura ad affermare: "Questa non è la particella di Dio, questa particella è Dio"! Che buona notizia! Se ciò è vero vuol dire che siamo finalmente riusciti a intrappolare Dio nel laboratorio del CERN di Ginevra, grazie al Large Hadron Collider (questo è il nome dell'acceleratore di particelle cosmiche). Ci sono voluti 30 anni per costruire questo acceleratore, è costato dieci miliardi di dollari, consuma la stessa quantità di elettricità di una grande città, dà lavoro a migliaia di persone, ma un tale gigantesco investimento valeva la pena se grazie ad esso abbiamo finalmente trovato Dio. Dio è una particella. Dio è un campo. Dio è una forza frenante che permette alle particelle dell'universo di acquistare massa e di diventare l'universo come lo conosciamo oggi. Ecco un pensiero consolante! Ecco un pensiero che cambia la vita! Ecco una scoperta che da senso alle nostre esistenze! Cosa pensarne? Con i nostri telescopi sempre più potenti, così come con i nostri spettacolari acceleratori di particelle, cerchiamo di capire cosa sia successo all'inizio della storia dell'universo, cioè circa 14 miliardi di anni fa'. Effettivamente costruirli e utilizzarli è un'impresa straordinaria, della quale dobbiamo essere giustamente fieri. Ma non dobbiamo dimenticare, contemporaneamente, che abbiamo qualcosa di più potente di tutti questi telescopi e di tutti questi acceleratori di particelle, qualcosa che ci permette di arrivare direttamente a quello che è successo, per così dire, prima di tutto questo, più di 14 miliardi di anni fa'. Abbiamo la parola di Dio, abbiamo questo meraviglioso passaggio della lettera agli Efesini che viene proposta come seconda lettura nella liturgia della XV domenica del tempo ordinario: esso ci dice che prima della creazione del mondo, prima di questi 14 miliardi di anni, esisteva già un disegno, una volontà di amore. Prima di questi 14 miliardi di anni, prima della creazione del mondo, ciascuno di noi, ognuno di noi, per nome, è stato desiderato, è stato voluto, è stato scelto, è stato amato da Dio. Questo l'acceleratore di particelle del CERN non ce lo dice. Questo i nostri telescopi non ce lo dicono. Ce lo dice solo la parola di Dio. Si racconta che un giorno una persona che aveva da sempre vissuto una vita lontana da Dio e dalla Chiesa, andò a trovare padre Pio e che questi, appena lo vide, pur non sapendo chi fosse, lo chiamò per nome e gli disse: "Ti stavo aspettando". Ci fa sempre impressione sapere che qualcuno ha pensato a noi, ha preceduto i nostri desideri, ci ha aspettato, ha desiderato il nostro arrivo. Di fronte alle frontiere spettacolari che ci rivela la scienza, di fronte a questi 14 miliardi di anni che sono passati prima che l'uomo apparisse sulla terra, fino a che ciascuno di noi venisse all'esistenza, fa impressione pensare che c'è un Dio che ci ha attesi, ci ha desiderati, che ci ha voluti. Ci ha attesi - ha atteso me - per 14 miliardi di anni! Certo, la Scrittura ci dice, metaforicamente, che per Dio mille anni sono come un giorno. Ma anche in questo caso, vuol dire che nel suo tempo, Dio ci ha atteso per trentottomila anni. Si fa per dire, naturalmente, perché sappiamo che in Dio il tempo non è una realtà come la percepiamo noi. Fa bene pensare a tutto questo. Fa bene pensare che di fronte alle dimensioni sterminate del cosmo, sia da un punto di vista spaziale che temporale, di fronte allo sterminato numero di stelle, di galassie, di fronte alla meravigliosa armonia tra l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, fa bene pensare a questo disegno d'amore che percorre, che attraversa tutto questo universo. Riflettere a questo ci aiuta ad avere una reazione più intelligente di quella attribuita a Margherita Hack o di quella di coloro che parlano, in modo non del tutto innocente, della "particella di Dio". Dovremmo ritornare alla Scrittura. Dovremmo ritornare al Salmo 8 che ci dice: Se guardo al tuo cielo, opera delle tue dita, se guardo la luna e le stelle che tu hai fissate, se penso a questi 14 miliardi di anni, se vedo tutte queste galassie, se contemplo le meraviglie dell'infinitamente piccolo, ebbene, non posso non esclamare: Signore, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi. Che cosa è l'uomo? L'uomo è colui per il quale il Signore ha creato tutto questo universo, colui per il quale non ha esitato a dispiegare un tale, incommensurabile, prodigioso investimento di energie e di potenza. L'uomo è colui che il Signore ha voluto da sempre, non solo per essere una sua creatura, come lo sono gli animali, come lo sono i pianeti, come lo sono le stelle - non solo per essere il suo interlocutore, ma per essere suo figlio, in Gesù Cristo. Questo ci rivela la lettera agli Efesini: In Gesù il Padre ci ha scelti, prima della creazione del mondo (prima di questi 14 miliardi di anni), per essere santi e immacolati di fronte a lui nell'amore, destinandoci a essere figli, a essere suoi figli secondo il disegno d'amore della sua volontà. I nostri scienziati e tutta l'umanità possono essere giustamente orgogliosi della prodigiosa intelligenza dell'uomo. E' un'intelligenza straordinaria quella che ci permette di superare i nostri limiti per andare all'infinitamente grande e all'infinitamente piccolo. Pur così insignificante rispetto a tutto il cosmo, l'uomo può capirlo, può interpretarlo, e con il tempo certamente arriverà a percorrerlo in lungo e in largo, ma Paolo ci ricorda che una tale intelligenza non è feconda se non diventa sapienza. L'intelligenza infatti trova solo il "come": come funziona l'universo, come si è sviluppato, come è composto. Ma solo la sapienza, la sapienza del cuore, trova il "perché": perché questo universo? Solo la sapienza trova da dove venga questo universo. E soprattutto solo la sapienza capisce dove vada e che destino abbia. Ecco la differenza tra intelligenza e sapienza. Questa sapienza è un dono di Dio che riceviamo in Cristo Gesù. I nostri scienziati hanno molta intelligenza, ma a volte manca loro questa sapienza del cuore. E' quanto ci dice ancora Paolo nella lettera agli Efesini: Dio ha riversato tutti questi doni su di noi con abbondanza e li ha riversati con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, facendoci conoscere il perché di questo universo. Questa è la sapienza della fede, la sapienza dell'amore, la sapienza della preghiera. I nostri scienziati esplorano il come dell'universo con i telescopi e con gli acceleratori di particelle. Il cristiano esplora il perché dell'universo attraverso la parola di Dio e la preghiera. E se - per concludere - l'esplorazione del come dell'universo ci riempie giustamente di orgoglio e di entusiasmo sarà solo quando capiremo il perché di questo stesso universo, alla luce della fede, sarà solo quando leggeremo in esso un segno dell'amore del Padre per ciascuno di noi alla luce della parola di Dio, sarà allora che troveremo non solo entusiasmo e orgoglio, ma riceveremo anche la consolazione, troveremo la pace, scopriremo la gioia, ci sarà svelato il senso delle nostre vite e potremo allora unirci alla lode del salmista che dice: O Dio, o Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.