Omelia (19-07-2015)
mons. Roberto Brunelli
Venite in disparte e riposatevi un po'

La prima delle letture di oggi è tratta dal libro di Geremia (23,1-6). Parlando a nome del Dio d'Israele, il profeta minaccia guai ai cattivi pastori del suo popolo, e secoli prima che effettivamente si presenti preannuncia l'arrivo di un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, il quale a sua volta ne avrebbe mandati altri simili a lui.
La profezia, è facile capirlo, si è avverata con Gesù. Il brano del vangelo (Marco 6,30-34) per quanto breve consente di cogliere due volte l'atteggiamento di un autentico pastore, la sua sensibilità, la delicatezza dei suoi sentimenti, l'attenzione alla situazione difficile di chi si trova davanti.
La prima volta riguarda i suoi apostoli. Al ritorno dalla missione di cui abbiamo sentito domenica scorsa, essi gli riferiscono del loro impegno; egli ne avverte la fatica, e li invita: "Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'". Quale umanità! Gesù non tratta i suoi collaboratori come dipendenti da sfruttare, e se si stancano, peggio per loro. Vengono alla mente, per contrasto, le tante pagine della storia che parlano dell'asservimento cui sono stati sottoposti da altri uomini un numero incalcolabile di sventurati: gli schiavi, ad esempio. E la schiavitù non è morta, neppure in un paese che si ritiene civile come il nostro; basti pensare alle frequenti scoperte (ma quanti altri casi restano sconosciuti?) di laboratori clandestini, in cui sono segregati uomini e donne, anche giovanissimi, costretti a lavorare quindici ore al giorno e a trascorrere le altre nello stesso ambiente, senza mai uscire; basti pensare alle giovani straniere costrette, spesso con la violenza, al più degradante dei "mestieri". Quando l'uomo si lascia prendere dal demone del danaro o del potere non si ferma neppure davanti alle sofferenze dei propri simili, perde quel sentimento che è bene espresso da una parola derivata dal latino cristiano, compassione, cioè la capacità di farsi carico dei patimenti altrui.
"Venite in disparte, riposatevi un po'": Gesù e gli apostoli sono in riva al lago; salgono in barca, diretti a un approdo solitario, ma quando vi giungono trovano tanta gente che, intuendo le loro mosse, li ha preceduti. "Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose". Questo secondo esempio della sensibilità di Gesù non riguarda la fatica di chi ha bene operato, ma lo smarrimento di chi non sa come operare, il gregge disperso dei tanti uomini in cerca di una guida, di chi sappia dare alla loro vita un senso, una direzione, una meta. E' lo smarrimento di quanti si interrogano, senza trovare risposta, sul perché sono al mondo, sul perché del loro quotidiano tribolare, e allora o trascinano abulici i loro giorni, o si ingolfano in esperienze spesso deludenti quando non addirittura autolesionistiche, o si crogiolano in perpetui lamenti, o si chiudono in una malinconia che talora sconfina nella disperazione. O, magari, sono proprio quelli che pensano di motivare la loro esistenza cercando di dominare sugli altri.
Eppure, per uscire dalle secche la guida c'è. "Si mise a insegnare loro": chi ha accolto questi insegnamenti sta a dimostrare quanto siano saggi, anzi essenziali per la vita degli uomini; insegnamenti capaci di valorizzare il meglio della nostra umanità, di orientare a una vita piena e appagante, lontana tanto da illusori lustrini e paillettes quanto da deprimenti ombre e tenebre. La guida c'è; c'è il pastore, anzi il "buon" Pastore, per chi è tanto accorto da sceglierselo come guida. Un Pastore tanto sollecito da disporre, per tutte le generazioni, altri pastori incaricati di continuare la sua opera: sono i successori di quei primi da lui stesso inviati, e poi invitati a riposare. Riposare "un po'", per riprendere subito dopo, con nuova lena e rinnovata fedeltà, la missione ricevuta.