Omelia (26-07-2015) |
don Luciano Cantini |
Servo degli uomini Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla Rispetto ai racconti paralleli dei vangeli sinottici (Mt 14,13-21; 15,32-39; Mc 6,30-44; 8,1-10; Lc 9,10-17) Il Vangelo secondo Giovanni ha differenze e particolarità a cui dobbiamo prestare particolare attenzione. Questo racconto, infatti, fa da introduzione al lungo discorso sul Pane della vita, che occupa tutto il capitolo che nell'economia della Comunità Giovannea, non citando l'istituzione della Eucarestia, riveste particolare significato. Se nei sinottici il luogo è isolato e desertico qui, invece, c'era molta erba, il periodo è anche indicato esplicitamente: era vicina la Pasqua dandoci l'indicazione chiara di dover leggere l'episodio in chiave pasquale. Al posto della festa ebraica c'è la persona di Gesù e i suoi doni. Giovanni non parla di compassione per la folla come fanno i sinottici, non sono i discepoli a muoversi per prima magari invitando Gesù a congedare la folla, qui la situazione appare diversa. Non sembra neppure che ci sia una particolare necessità come l'ora tarda o il lungo tempo della sequela del Signore, anzi la gente sta ancora arrivando; ci troviamo davanti ad un popolo affamato o la fame è provocata dal Signore? Cristo è colui che viene a saziare le nostre vere necessità. Ne consegue che noi dovremmo fare, in un certo senso, l'inventario di tali necessità. (...) Pensate al cibo dell'anima vostra; preparatevi alla Pasqua; cercare di desiderare Cristo, di avere fame di Lui..." (Paolo VI, 28 marzo 1965) Disse a Filippo È Gesù a prendere l'iniziativa, guida l'evento che volutamente promuove, senza alcun apparente motivo decide di dare da mangiare alla folla; in modo provocatorio - e l'evangelista lo sottolinea - interpella Filippo chiedendogli di comprare il pane. Inusuale è il verbo comprare, che nei sinottici è la proposta fatta dai discepoli per congedare la folla: la risposta serve a evidenziare la profonda sproporzione tra l'esigenza di dare da mangiare e le risorse disponibili. Duecento denari di pane non sono sufficienti, non bastano duecento giornate di lavoro; è evidente l'assoluta inadeguatezza delle possibilità umane. Non è il denaro, non sono le banche, non sono i fondi dei governi, neppure la capacità lavorativa, non sono le strutture, le organizzazioni né la forza del mercato... oggi viviamo una crisi incredibile ma quali sono le soluzioni che affannosamente l'umanità cerca? La teoria del «trickle-down» (secondo cui i benefici concessi alle classi più ricche favoriscono l'intera società e «sgocciolano» anche sui poveri)? C'è stato il crollo delle ideologie, il ritorno al privato, il trionfo del mercato e della libera circolazione delle merci, la globalizzazione economica, il postmodernismo che ha preso atto della dissoluzione delle certezze e dei valori assoluti. In Italia, e non solo, la politica è quel che è,... anche i valori che credevamo inossidabili sono entrati in crisi. C'è qui un ragazzo Andrea si inserisce presentando un ragazzino che ha con sé del pane e del pesce, anche lui sottolinea l'inadeguatezza rispetto al necessario: il rapporto tra la vastità dei problemi e la pochezza, la piccolezza e la povertà dei mezzi. Non vale la pena condividere, troppo poco: che cos'è questo per tanta gente? Gesù vuol darci un insegnamento che è ancora oggi lontano da essere compreso: quando non si possiede più perché lo abbiamo fatto diventare di tutti, scopriamo che era più che sufficiente. Nel dono provvidenziale della creazione c'è l'abbondanza per tutti, bisogna però liberarla da quanti se ne sono appropriati perché torni ad essere il dono di Dio all'umanità (Cfr. Enciclica Laudato sì, n.93-95): Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 31). Li diede a quelli che erano seduti Gesù stesso si fa servo degli uomini che erano seduti (letteralmente: sdraiati/adagiati, immagine dell'uomo libero/liberato; è l'atteggiamento degli ebrei nella cena pasquale) e distribuisce loro il pane e il pesce, diversamente dai sinottici Gesù non affida i pani ai discepoli perché li distribuiscano alla folla. Con il suo gesto Gesù insegna a tutti noi quale sia la missione dei discepoli: liberare l'umanità e mettersi al suo servizio manifestando la generosità del Padre nell'abbondanza della creazione e condividendo i doni ricevuti. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). |