Omelia (26-07-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Rocco Pezzimenti 1. Di fronte a questo straordinario brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, si corre il rischio di dimenticare che esso si apre e si chiude con Gesù che cerca di sfuggire alla folla che, in qualche modo, pretende persino di farlo re. Il Signore fa un prodigio mai visto e non sta lì a farsi dire quanto è grande. Si allontana anche da quanti affermano che Egli "è veramente il Profeta". Prima del miracolo in questione, ma dopo averne fatti molti "sugli infermi", salendo sulla montagna cerca di andarvi "con i suoi discepoli", quasi ad insegnare loro il senso di distacco e di discrezione, e non certo quello di vanagloria, che deve animarli. 2. Sempre ai discepoli imparte una seconda lezione. Filippo pensa subito che per sfamare tutta quella gente servano soprattutto i soldi: "Duecento denari di pane non bastano perché ognuno di loro ne abbia un pezzetto". Umanamente parlando è vero, ma Gesù compie prima di tutto un gesto per ricordare che c'è anche Dio: "rese grazie", in qualche modo pregò. Mostra la presenza di Dio nella storia umana, la storia quotidiana, dalla quale noi spesso tentiamo di cacciarlo. Ma il Signore è presente e non resta mai insensibile al grido di quanti hanno bisogno, ce lo ricorda persino il Magnificat, soprattutto se chiedono in nome del Figlio suo. 3. Il miracolo sconvolge tutti, è inutile dirlo, ma ancora una volta c'è un ulteriore richiamo e insegnamento per i suoi discepoli. Si rivolge proprio a loro dicendo: "Raccogliete i frammenti avanzati, affinché nulla si perda". C'è da pensare che, dopo quell'ammonimento, li abbiano distribuiti ancora tra i poveri o li abbiano portati con sé, ma non certo gettati come capita nelle nostre società opulente. Le ceste erano dodici, quanti gli Apostoli. Forse ne avranno presa una ciascuno, quasi a dimostrare loro che, a chi segue Cristo, non mancherà mai il necessario, anche quando, come dice Filippo, mancheranno i danari per comprarlo. 4. Dodici ceste quanto gli Apostoli che rappresentano tutta la Chiesa nella sua unità, quasi a dimostrare quanto il Cristo avesse a cuore questa unità dei dodici. A ricordarcelo è lo stesso san Paolo, anche nella lettura odierna, quando ci intima: "di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace". E ci consiglia anche le modalità: "con tutta umiltà e mansuetudine, con longanimità, sopportandovi caritatevolmente gli uni gli altri". È questa l'unica via, quella che seguirà Gesù andando al Calvario, non imponendo, ma testimoniando. 5. "Un corpo solo e uno spirito solo". Questo è l'obiettivo sul quale l'Apostolo delle genti elaborerà la sua teologia del Corpo Mistico. Del resto può essere diversamente dato che "una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione"? San Paolo è scandalizzato alla sola idea della divisione e con chiarezza e fermezza ribadisce: "Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio è Padre di tutti". Questo Padre "opera in tutti ed è in tutti". Da qui deriva la nostra eguaglianza e fraternità e su questo comune Genitore dovrebbe fondarsi la nostra carità. |