Omelia (26-07-2015)
padre Antonio Rungi
Testimoni di una carità concreta ed operativa

La prima lettura della parola di Dio di questa XVII domenica del tempo ordinario, come pure il vangelo di oggi, tratto da San Giovanni Evangelista ci parlano della moltiplicazione dei pani. Possiamo dire si fa riferimento in questi due testi a due speciali interventi di Dio e di Gesù, Figlio di Dio per venire incontro alle necessità materiali ed alimentari delle persone che seguono Cristo, nel testo del Vangelo, e delle persone che seguono il profeta Eliseo, nel testo della prima lettura, tratta dal secondo libro dei Re.
Due testi, due miracoli, due opportunità di fare del bene, due occasioni per dimostrare come l'amore vero e sincero delle persone verso altre persone passa attraverso gesti concreti di solidarietà e di attenzione. Dar da mangiare agli affamati è uno dei doveri fondamentali di ogni persona credente, cristiano o non cristiano, perché credere in Dio, significa credere nell'amore, nel servire l'uomo in necessità. La fede non è teorizzazione di concetti teologici, la fede è vivere accanto al fratello e sapere aiutarlo, potendolo fare, proprio nel momento del bisogno. Sia il profeta Eliseo e sia Gesù non si tirano indietro o demandando gli altri il compito di sovvenire alle necessità reali ed immediate dei fratelli che stanno lì proprio per loro, per ascoltare la loro parola. Il profeta Eliseo ha fede nella provvidenza di Dio che fa i miracoli della generosità, quando meno uno se li aspetta. Gesù, invece, avendone lui stesso il potere, fa' che i pochi pani e pesci a disposizione in quel momento per una folla innumerevole si trasformi in un cibo abbondante per tutti. L'amore sa moltiplicare all'infinito le poche cose che so possiedono, anche nell'ordine delle cose materiali. Il messaggio è chiaro. Nessuno di noi può lavarsi le mani di fronte ai bisogni fondamentali delle persone come quello del cibo e dell'alimentazione. Questi testi biblici, soprattutto il vangelo si addicono perfettamente anche al momento che stiamo vivendo a livello mondiale, con una crisi economica spaventosa, per la mancanza di lavoro e di conseguenza di cibo ed alimentazione a sufficienza per tutti. Mentre è ancora in svolgimento la Expo di Milano 2015, dedicata poi all'alimentazione, "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita", è quanto mai appropriato far meditare su questi passi biblici non solo quanti sono, per vocazione, chiamati a commentare i testi biblici alla domenica, durante l'omelia, come i sacerdoti, i diaconi, i vescovi, il Papa, ma i tecnici della alimentazione mondiale. Migliorare il mondo assicurando a tutti un cibo buono e sufficiente. Una parte molto vasta di popolazione mondiale, ancora oggi muore letteralmente di fame; la povertà avanza anche nei paesi del benessere, come l'Italia, che oggi registra un aumento di poveri e di famiglie in difficoltà, perché non riescono ad assicurare cibo, vestito, studi e il necessario soprattutto ai bambini e giovani. Cosa fare? Bisogna prendere esempio da Gesù: moltiplicare il cibo per tutti non contando sui miracoli, ma su una visione nuova della distribuzione delle ricchezze dei beni. Il cibo è sufficiente per tutti e la Terra può soddisfare in modo completo i bisogno di cibo di tutta la popolazione. Si tratta di fare un discorso di politica alimentare che passi attraverso decisioni sagge e rispettose di tutti gli esseri umani. Ci ha ricordato Papa Francesco in questo messaggio per l'apertura dell'Expo: "Oggi, infatti, nonostante il moltiplicarsi delle organizzazioni e i differenti interventi della comunità internazionale sulla nutrizione, viviamo quello che il santo Papa Giovanni Paolo II indicava come "paradosso dell'abbondanza". Infatti, "c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Questo è il paradosso! Purtroppo questo paradosso continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica". Per superare la tentazione dei sofismi - quel nominalismo del pensiero che va oltre, oltre, oltre, ma non tocca mai la realtà - per superare questa tentazione, vi suggerisco tre atteggiamenti concreti. Prima di tutto andare dalle urgenze alle priorità. Il Papa denuncia: "Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa". Questo è il frutto della legge di competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole. Attenzione: qui non siamo di fronte solo alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto; infatti "gli esclusi non sono solo esclusi o sfruttati, ma rifiuti, sono avanzi". E allora bisogna rinunciare all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della inequità. In secondo luogo dice il Papa che bisogna essere "testimoni di carità". "Dobbiamo convincerci che la carità "è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro­relazioni: rapporti sociali, economici, politici. Per favore, siate coraggiosi e non abbiate timore di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita perché questo vi aiuta a "servire veramente il bene comune" e vi darà forza nel "moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo". Infine essere custodi e non padroni della terra. Dinanzi ai beni della terra siamo chiamati a "non perdere mai di vista né l'origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale", così dice la dottrina sociale della Chiesa. La terra ci è stata affidata perché possa essere per noi madre, capace di dare quanto necessario a ciascuno per vivere. Una volta, ho sentito una cosa bella: la Terra non è un'eredità che noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo e la facciamo andare avanti e riportarla a loro. La terra è generosa e non fa mancare nulla a chi la custodisce. La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi. L'atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, riguarda tutti. Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi della tenerezza". Custodire la terra non solo con bontà, ma anche con tenerezza. Ecco dunque tre atteggiamenti che ci offre per superare le tentazioni dei sofismi, dei nominalismi, di quelli che cercano di fare qualcosa ma senza la concretezza della vita. Scegliere a partire dalla priorità: la dignità della persona; essere uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di custodire la terra che è madre di tutti.

Nella domenica del vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, parole più appropriate e sagge per meditare su tale vangelo, al momento, non ce ne sono. Sia questa la nostra preghiera oggi: "O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito". Alla quale aggiungiamo il Padre Nostro, ricordando a noi tutti di pregare perché non manchi il cibo quotidiano non solo sulle nostre tavole, ma su quelle di tutti gli uomini della terra. Facciamo nostro l'invito dell'Apostolo Paolo, nella lettera agli Efesini, che oggi leggiamo per tutti i cristiani.

Nel nome di Dio e per motivi di fede vera e operativa a nessun uomo della terra deve mancare il pane quotidiano e il cibo che lo sostiene nel cammino della vita presente. Anche attraverso il nostro agire ed operare, nel poco o nel grande, nessuno dica, non posso fare nulla o non ho nulla da dare. Anche il più povero più dare tanto a chi è ricco: Partire dal cuore e dalla generosità è il primo passo per vivere da cristiani come Gesù ci ha insegnato proprio moltiplicando quei pochi pani e pesci messi a disposizione per tutti. Il miracolo della carità e dell'amore, passa attraverso il rinunciare a se stessi per dare con generosità agli altri.