Omelia (26-07-2015)
don Michele Cerutti


Gesù è inseguito dalle folle. Queste cercano i grandi segni e gesti. Vedono in Lui un taumaturgo, un grande guaritore. Una fede troppo superficiale dettata anche da giuste esigenze: c'è bisogno di guarire da malattie, infermità. Il Signore però non è taumaturgo e i suoi miracoli vogliono richiamare qualcosa in più. E' così anche nel miracolo di oggi. Gesù compie un qualcosa che riempie di gioia, ma è qualcosa di diverso da quello che si aspettavano.
Questo succede anche nella nostra vita di fede. Vogliamo dal Signore qualcosa e preghiamo perché questo qualcosa ce lo dia e Lui non ce lo dà e invece ci dà ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Egli non è insensibile egli ha la capacità di scrutare i veri bisogni.
Lo cercano per essere guariti da malattie, ma comprende Gesù che il vero bisogno da soddisfare è quello di sfamare questa gente. Li sfamerà e questo servirà a Lui per insegnare che Lui è venuto per sfamarli dalla fame vera.
Giovanni ci dà le indicazioni temporali. Ci dice che era vicina la Pasqua dei Giudei. Il miracolo richiama l'Eucaristia istituita prima della sua Pasqua.
D'altra parte Giovanni è l'unico evangelista che non racconta l'istituzione dell'Eucaristia, ma offre una grande lezione Eucaristica in questo capitolo 6.
Gesù sollecita gli apostoli a essere attenti perché la Sua sequela si deve porre nella logica del servizio e questo avviene cercando di essere attenti a cogliere tutto ciò che c'è intorno. Questo invito all'attenzione lo fa ponendo la domanda su come poter sfamare le folle. Egli sa la risposta, ma vuol vedere come si arrangiano i suoi. Gli apostoli sono pervasi da logiche di impotenza. C'è un ragazzo con pochi pani e pesci, ma si afferma l'esiguità per sfamare le folle. La scena cambia protagonista quel giovane è al centro del progetto di Dio. Gesù si avvale di quel ragazzo per poter dare da mangiare a quelle persone. Il Vangelo dice che ne avanza.
Quel giovane rappresenta noi ogni qualvolta con il nostro piccolo portiamo tutto. Quante remore, quante difficoltà a dare tutto quello che abbiamo bisogno. Il Signore ci sprona con questo brano perché le nostre preoccupazioni sono dettate dall'idea dei grandi numeri. Pensiamo che occorre dare tanto se abbiamo poco ci scoraggiamo e rischiamo di non dare. Nessuna preoccupazione: il Signore trasforma quella piccola goccia in un grande lago. A noi il compito di dare anche il poco.
Gesù con questo miracolo ci offre la lezione della condivisione. Quando pensiamo a questo termine e lo mettiamo in relazione al brano evangelico pensiamo subito al grande compito di sfamare le popolazioni povere della terra. Una preoccupazione doverosa, ma il Signore ci chiede qualcosa di più stringente ci chiede di essere là dove siamo strumenti di condivisione del nostro poco.
Chiediamoci: quali poveri conosco nella mia comunità? Quali ammalati incontro? Quale parente è più in difficoltà? Quanto tempo riesco a mettere a disposizione per i bisogni dei fratelli in necessità? Le risposte anche se piccole non dovrebbero spaventarci. Oggi abbiamo il compito di donare anche il poco. Il modello è Gesù che in ogni Santa Messa si offre in un frammento di pane e quel frammento di verità diventa motore della nostra esistenza.
I santi hanno attinto da piccoli frammenti trasformati in corpo di Cristo l'amore che li ha spinti ad andare ai fratelli. Il Signore sceglie ciò che è piccolo per confondere i forti.