Omelia (26-07-2015) |
don Luca Garbinetto |
Il mondo ha fame Siamo in piena estate, le notizie dei telegiornali non disdegnano le tradizionali carellate di gossip delle vacanze dei vip. A Milano continua la maratona dell'EXPO, dove il tema del cibo è messo bene in mostra, con sfilate di potenti e scambi affascinanti di culture non solo culinarie. E intanto, le tragedie degli ultimi del mondo non terminano, anzi sembrano acuirsi con maggiore drammaticità. Ci entrano nelle case e negli occhi le immagini dei disgraziati esuli del Mediterraneo, a volte stravolti ma sopravissuti, altre - tante - volte giunti alla inesistente terra promessa senza più fiato da dare. E folle di disgraziati si ammassano presso altre innumerevoli frontiere del mondo, verso nazioni che spesso diventano mete vecchie e nuove di illusorie fantasie di salvezza. Gli stati erigono muri e barriere di difesa. O forse sarebbe meglio chiamarle per nome: di discriminazione! Mentre scoppiano le bombe, muoiono gli innocenti anche a casa loro, senza distinzione di stato sociale e di religione. Non possiamo che guardare a questa immensa folla, oggi, mentre Gesù guarda quella ‘grande folla' che ‘lo seguiva... perché vedeva i segni che compiva sugli infermi' (v. 1). In quella gente assetata di un gesto di speranza e di cura, Gesù vede anche noi e questa nostra umanità ferita dei giorni nostri. Siamo lì con loro, e gli occhi allora non possiamo e non dobbiamo chiuderli. Il mondo soffre, e molto. Soffre perché ha fame e sete di giustizia. E continua ad avere fame e sete di pane e di acqua materiali, oltre che spirituali. È vero, non sono i soldi che risolveranno il problema. Filippo lo dice da economo un po' tirchio, ma realista. Gesù lo ripete, con un altro stile, però: senza nascondersi dietro la scusa, senza rinunciare alle proprie responsabilità, senza abbattersi e ritirarsi di fronte alla sproporzione del dramma. Gesù è disposto a pagare di persona. E desidera coinvolgere anche i suoi discepoli nella stessa logica, nella stessa rivoluzione. No, non sono i soldi che risolveranno il problema: i soldi si possono usare anche per comprare armi e per costruire barriere. Ma è la mentalità nuova che compirà il miracolo. La mentalità di un ragazzo, fresco e pulito come ancora se ne trovano per le strade del mondo. La trasparenza della gioventù va custodita, va amata come un valore necessario alla bellezza del mondo. Un fanciullo, forse un poco ingenuo, mette a disposizione tutto quello che ha, senza trattenere neanche una briciola per sé. Avrebbe avuto senso garantirsi almeno la propria pagnotta: avrebbe forse dato un tono di sicurezza ai suoi genitori, se erano lì presenti. Invece lui dà tutto, disposto a perderlo. Paga di persona, come farà Gesù. Gesù impara dai piccoli. La purezza di questo dono rende gli occhi di Gesù ancora più teneri. Nel mezzo del sudore della gente, tra tanta stanchezza che lo circonda, oltre il sospetto dei suoi più vicini collaboratori, egli vede la bellezza del creato. C'è ‘molta erba in quel luogo', segno che il Padre Creatore non si è dimenticato di dare un poco di ristoro a chi è ‘affaticato e oppresso' (cfr. Mt 11,28). Dio è umile di cuore, come i piccoli. Per questo la folla, che è come un gregge senza pastore, può sedere e trovare ristoro. Il riposo della creazione si rinnova. Ma questa volta Dio non contempla più da solo la meraviglia delle sue creature. Ora insegna anche a loro la via per divenire figli e figlie: è la via della condivisione e della solidarietà, che nasce dal germe del dono. Chi desidera vedere con gli occhi di Dio e imparare a contemplare, deve lavarsi al collirio della gratuità. Chi desidera amare con il cuore di Dio, deve svuotare il proprio e liberare le mani da ogni attaccamento che ne appesantisce le idee. Così furono saziati. Tutti. E oltre ogni aspettativa. Così ne avanzò tanto, di pane e di pesce, da poter sfamare un altro popolo, il popolo che è la Chiesa. Così la povertà del trattenuto si trasforma nella sovrabbondanza del dono. Profezia commovente - come si è commosso il cuore di Dio in Gesù - di un mondo davvero rinnovato, della vera Terra promessa. Guardiamo all'unico popolo di oggi, che ha fame, tanta fame di pace e di riconciliazione, di vita e di speranza. Guardiamo con gli occhi e il cuore di Dio, disposti a dare tutto quello che a noi tocca perché si realizzi la comunione annunciata dall'Eucaristia. Guardiamo con la logica del servo, perché è l'animo trasparente e umile del piccolo, e non la corona altezzosa del re, che salverà il mondo. |