Omelia (02-08-2015) |
don Luca Garbinetto |
Gesù è pane che ci fa pane Quello che si trova dipende certamente da ciò che si cerca. La risposta è conseguente alla domanda. Fa parte della dinamica della vita. Gesù lo sa bene, e quando vede le folle che lo seguono, sollecita il dubbio, stimola a interrogarsi. Chi cerca nutrimento materiale, probabilmente può trovarlo: Gesù ha sfamato la moltitudine, come Dio aveva provveduto alla fame del popolo nel deserto. Ma si tratta di un cibo che perisce, che dura un giorno, che domani è già passato, se non dimenticato. La ‘manna' è qualcosa che soddisfa i bisogni di un tempo, forse proprio di una dimensione dell'uomo. Perché la manna risponde alla domanda: ‘che cos'è?' (cfr. Es 16,12-15). Esaudisce il desiderio di chi cerca qualcosa. Ma l'uomo non è solo questo. E soprattutto Gesù non è qualcosa. Gesù è qualcuno, anzi Qualcuno con la lettera maiuscola. Gesù risponde alla ricerca di chi ha il coraggio di chiedersi e di chiedergli: ‘ma tu, chi sei?'. ‘Io sono il Pane disceso dal Cielo!'. È un'altra dimensione, è un altro cibo, è un'altra vita. Gesù è la risposta alla domanda di relazione, di esistenza, di senso che il cuore dell'uomo porta con sé, in sé. Perché anche l'uomo non può essere ridotto a qualcosa, e chi si limita a cercare risposte materiali ai drammi dell'esistenza, non può che restare a un livello parziale, anche delle soluzioni. L'uomo è un ‘chi', è una persona. Nessuna creatura al mondo gode di altrettanta dignità, per quanto tutta la creazione meriti il rispetto e la cura affidati proprio all'uomo. E la dignità più alta della persona umana sta proprio nel riconoscersi capace di mangiare il Pane che è Dio. Cioè capace di accogliere Lui, di assumerlo in sé come parte vitale, come nutrimento integrale, totalizzante. Gesù si dà come Persona perché ogni persona possa riceverlo nella propria esistenza e trasformarsi in Lui. Strano cibo, questo Pane: a differenza di ogni altro pane, non è la persona ad assimilarlo a sé, ma è il Pane stesso che ci assimila alla Sua natura. L'uomo diviene divino, partecipa della Vita eterna. È un Pane che rompe i confini del tempo, e introduce i suoi commensali a un banchetto che non ha limiti, che fin da ora irradia la fragranza del Paradiso. Gesù ci fa diventare come Lui. Con la pazienza del mugnaio e del panettiere, con la costanza dei fermenti vivi, che operano da dentro una lenta e progressiva trasformazione. Nutrendoci del Pane disceso dal Cielo prendiamo il colore e il sapore del Cielo stesso. Questo è il nutrimento di cui ha veramente bisogno il mondo. Si tratta di un cibo che non perisce, perché chi di Lui si nutre, diviene egli stesso Lui, cioè segno e strumento della sua presenza nel mondo. Noi diveniamo Pane, con sapore di Cielo. E la folla che continua a cercare, spesso inconsapevole, ma affannata e a tratti angosciata, può sentire risvegliare in sé quel desiderio di ‘Qualcuno' se sulla propria via incrocia qualcun altro che si sta lasciando contagiare di gusto di pane. Chissà sia l'occupazione più urgente e totalizzante da fare propria, per ogni cristiano che scopre la ricchezza e la dolcezza della mensa eucaristica. Spendere tempo quotidiano a raccogliere i frammenti del Pane celeste, che stanno nella Parola e nei sacramenti, per poterli a sua volta continuamente seminare nei campi del mondo. Non solo come piccoli cestini di vimini, portatori di un cibo profumato e succulento, ma addirittura noi stessi come pagnottelle - o anche briciole, ma comunque saporite - del buon Pane disceso dal Cielo. |