Omelia (25-12-2004) |
don Romeo Maggioni |
Gesù Figlio di Dio, Primogenito fra molti fratelli Natale fa memoria di un fatto storico: nell'anno 6 avanti la nostra era cristiana nasce nel villaggio di Betlemme Gesù. La casa-grotta dov'è nato è là ancora, venerata da secoli. Se ne accorgono pochi pastori, che "andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia" (Lc 2,16). I vangeli precisano che quel bambino è sì figlio di Maria, ma non di Giuseppe, il quale semplicemente lo adotta come suo, dandogli il nome. Quel bambino è frutto di una maternità verginale la cui fecondità è opera dello Spirito santo. "Lo Spirito santo scenderà su di te - aveva detto l'angelo a Maria -, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35). Più esplicito sarà l'annuncio a Giuseppe, preso da tanti dubbi: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito santo" (Mt 1,21). Non è allora una nascita qualunque. Quel figlio di Maria, uomo della nostra carne, è figlio vero di Dio, generato direttamente da Lui. E' il Figlio Unigenito del Padre che nel tempo assume la natura umana, divenendo uomo come noi. Questo è il fatto. Che cosa significa per noi? Bisogna risalire alla scoperta di tutto il disegno di Dio per cogliere tutte le implicanze per noi di questo fatto dell'Incarnazione. 1) PRIMOGENITO DI OGNI CREATURA Le cose sono andate così. All'interno di Casa Trinità il Padre aveva da sempre un Figlio molto caro, l'Unigenito, col quale vi era perfetta intesa: "Egli era in principio presso Dio" (Gv 1,2). Un giorno decise una cosa straordinaria, quasi di allargare famiglia, e di avere un UOMO come suo figlio proprio: quel Figlio Unigenito assunse la natura umana, divenne anche uomo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). E' un uomo che è il Figlio di Dio, un uomo che è anche Dio: natura umana e natura divina unite nell'unica persona del Figlio di Dio! E' appunto ciò che appare il giorno di Natale. Quel fatto svela e attua nella nostra storia un disegno nascosto da secoli nel cuore di Dio e ora finalmente rivelato (cfr. Rm 16,25), quello della PREDESTINAZIONE di ogni uomo alla medesima figliazione divina. "Ci ha predestinati - dice appunto san Paolo - ad essere conformi all'immagine del Figlio suo perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29). Significa che su quello 'stampo' - cioè quel primo uomo progettato da Dio che è il suo stesso Figlio, divenuto anche uomo - sono stati creati tutti gli uomini, come un suo prolungamento: "Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui" (Col 1,17). Quasi una com-predestinazione che sta all'inizio di tutto il progetto di Dio sul mondo. "In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo" (Ef 1,4-5). Questo significa che ogni uomo è stato creato, 'stampato', strutturato, predestinato figlio nel Figlio, da Lui e come Lui: "tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" (Col 1,16), figlio proprio di Dio come il Primogenito, cioè uomo-figlio di Dio come Lui. Quello che Lui è per natura, noi lo diventiamo per grazia, ovvero per dono gratuito. Questa è la nostra primitiva identità, impastati di umano e di divino, qualcosa di indelebile, che non possiamo più rinnegare perché strutturato, connaturato in noi! C'è da aggiungere che solo arrivando a questa radice profonda noi cogliamo la nostra più grande dignità, oltre ogni nostra stessa aspettativa e sogno, al di là di ruoli successivi che sono solo valutazioni - e quindi esigenze - superficiali. 2) A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO Quando la Bibbia parla dell'uomo fatto "a immagine e somiglianza di Dio" (Gen 1,22), vuol appunto richiamare questo progetto iniziale di Dio. Ma è capitato che tale capolavoro, affidato alle nostre mani, si sia guastato: la nostra - col peccato - è divenuta una immagine di Dio che ha perso la sua somiglianza, cioè un'immagine sfuocata, sfasata di Dio, una immagine non più somigliante a Lui. L'uomo, non riconoscendo più la sua più vera identità, insegue modelli d'umanità che non gli corrispondono in profondità, perdendo anche la capacità stessa di attuare quel progetto. Lo dice san Paolo quando scrive: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" (Rm 7,18). Ecco il perché dell'Incarnazione, il perché del Natale. Fallito quel primo tentativo di realizzare - in collaborazione con la nostra libertà - quel progetto di uomo che Dio aveva in mente, ecco decidersi Lui stesso a mostrare e ad aiutare l'uomo a ritornare ad essere uomo-figlio di Dio. "Dio si fa uno di noi per fare di noi uno di Lui" (sant'Ireneo). Dio si fa figlio dell'uomo perché l'uomo divenga figlio di Dio. Gesù vivrà in un modo coerente e pieno il suo essere Figlio di Dio, imparando - come uomo - a tradurre nelle pieghe quotidiane della sua storia personale l'obbedienza d'amore a Dio come Padre, in un abbandono fiducioso capace dell'eroismo stesso della croce. Cioè a fare l'opposto dell'uomo che si era ribellato, e quindi riscattandolo. Obbedienza gradita al Padre che la sigillerà con la risurrezione. Ne viene che lì, e solo lì, in Gesù di Nazaret e nella sua vicenda personale, sta tutta l'immagine della nostra identità, del nostro destino e del senso della vita. Lì è l'autentica umanità portata a riuscita. Scriverà il Concilio: "Chi segue Cristo, l'uomo perfetto, si fa lui pure più uomo" (GS 41), cioè veramente e totalmente uomo. Solo il cristiano è uomo in pienezza; non c'è altro modello di umanità che realizzi le sue esigenze più profonde e vere. Si potrebbe anche dire: quanto più si cresce in divinità, tanto più si cresce in umanità! Il Natale allora segna l'esaltazione dell'uomo: non esiste umanesimo più umanistico di quello cristiano che radica nel divino e nell'eterno la nostra povera condizione mortale. Il Natale spiega la religiosità dell'uomo, fatto com'è con qualcosa di divino cui non può assolutamente rinunciare. La fede non è cioè un lusso ma una necessità e un bisogno! Infine il Natale fonda la dignità di ogni uomo, e la fraternità con tutti. Le divisioni nascono sulle diversità che sono a livelli superficiali, mentre nel fondo della sua più autentica identità ogni uomo è figlio di Dio, e quindi uguale e fratello di tutti. "E pace in terra.." hanno cantato gli angeli, perché proprio qui si fonda una convivenza umana solidale. Ecco: Natale, festa dell'uomo perché è festa di Dio! |