Omelia (09-08-2015) |
don Giovanni Berti |
Un pane contro la superficialità Clicca qui per la vignetta della settimana. Il vero male spirituale di oggi come ai tempi di Gesù non è la mancanza di fede in Dio, ma la superficialità. Credere di sapere solo per sentito dire, giudicare solo in base alle apparenze, lasciarsi condizionare dai pregiudizi, tutto questo ci porta a morire spiritualmente, minando alla base una sana convivenza con gli altri e alla fin fine non comprendendo più Dio, la sua parola e la sua volontà, e riducendo magari tutto ad un rapporto superficiale fatto di riti e tradizioni religiose. E' la superficialità quella che in molte occasioni Gesù denuncia quando ha davanti il popolo e specialmente i capi del popolo e i responsabili religiosi. Gesù fa di tutto per rendere presente Dio nella vita delle persone, mostrando il suo volto misericordioso e vicino, ma il popolo molto spesso si ferma ai miracoli e al fatto che ha la pancia piena e i problemi immediati risolti. E anche i capi del popolo, qui chiamati "i Giudei", mormorano contro Gesù non vedendo in lui altro che "il figlio di Giuseppe..." e non l'inviato di Dio che compie le azioni preannunciate dalla Scrittura. E' questa superficialità che porterà Gesù sulla croce, perché lui sarà visto proprio come un inutile disturbo da levare di torno. Ma è proprio la superficialità dei capi religiosi che non farà loro vedere che proprio sulla croce Gesù porta a compimento il suo disegno di Salvezza, dando la vita per tutti. I discepoli dopo la resurrezione, comprenderanno a fondo, oltre le apparenze, che quel Maestro ed amico in realtà è davvero l'inviato di Dio Padre che è venuto a Salvare il mondo anche attraverso di loro. Gesù dice a coloro che mormorano: "tutti saranno istruiti da Dio". Con questo vuol dire che comprendere Dio non è impossibile, e che proprio l'Onnipotente vuole entrare in fondo alla nostra vita per renderla eterna, cioè piena di amore e realizzata. Ma per cogliere questa istruzione di Dio, per poter mettersi davvero in ascolto di Dio, bisogna coltivare l'ascolto vero, la profondità d'animo e l'intelligenza che tutti abbiamo. Non è facile specialmente oggi, dove tutto è veloce e non siamo abituati a fermarci per ascoltare veramente chi siamo e chi sono gli altri difronte a noi. Trovare del tempo per sedersi ed ascoltarci gli uni e gli altri sembra un lusso per pochi e una cosa impossibile. Eppure sappiamo bene che il tempo dedicato all'accoglienza reciproca, all'ascolto e alla comprensione con la pazienza di non giudicare subito, è un tempo ben speso che ci porta a non vivere di superficialità che sterilizza e fa morire i rapporti umani, e che alla fin fine fa morire anche il rapporto con Dio. La superficialità ci fa vedere tutti in modo massificato e rende veloci i giudizi categorici. E allora gli stranieri che vengono in Italia spinti dalla povertà e dalle guerre nei loro paesi diventano tutti terroristi e una minaccia per la convivenza, e guardando alle tragedie dei migranti che affondano nel Mar Mediterraneo, la nostra mente malata di superficialità è portata a pensare che "in fondo se la sono cercata e sarebbe meglio rimanessero nel loro paese". E finiamo a commuoverci di più per un leone che viene ucciso da un cacciatore disonesto che per 200 africani che affogano nel mare. La superficialità ci porta a giudicare senza conoscere mentre Gesù non è rimasto alla superficie dell'umanità, ma si è totalmente immerso nell'uomo. E' proprio questo che faccio ogni volta che ricevo il pane eucaristico. Mangio un pane che è Gesù, che è in me fino in fondo, e si fa mangiare per dimostrarmi quanto vicino vuole essere ad ogni uomo e a me in particolare. E in questo modo mi indica anche la strada della vita che passa proprio dall'immergermi anche io nella vita nel prossimo, anche il più lontano e straniero, e a non rimanere mai in superficie. Clicca qui per lasciare un commento |