Omelia (09-08-2015) |
mons. Antonio Riboldi |
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno Domenica scorsa all'Angelus Papa Francesco ha affermato: "Gesù non elimina la preoccupazione e la ricerca del cibo quotidiano, no." Però, ha sottolineato che ‘oltre alla fame fisica l'uomo porta in sé un'altra fame, più importante,... Si tratta di fame di vita, di fame di eternità che Lui solo può appagare, in quanto è il pane della vita'. Non ci stancheremo mai di proclamare che se c'è un Dono, che Gesù ha fatto a noi, sorpassando ogni nostra immaginazione, è il Dono di Se stesso, come cibo della Vita, ossia il Suo Corpo e il Suo Sangue nel sacramento dell'Eucarestia. Narra il Vangelo di oggi: "Gesù disse alla folla: 'Io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.' Possiamo immaginare la sorpresa ed incredulità di chi stava ad ascoltarlo. Un Dono che i Giudei infatti non riuscirono a capire, accogliere e... 'mormoravano'! E noi? L'Eucarestia è un Dono divino e Dio va oltre, sempre, meravigliosamente oltre e così anche noi cristiani, troppo spesso, troviamo difficile accettare una tale certezza: ‘Chi mangia la mia carne avrà la vita eterna': è una realtà che ci sfugge per la nostra povertà nell'accostarci al divino. Proprio l'Eucarestia è il Dono meno capito da troppi cristiani! Quanti sono quelli che, non tanto frequentano, ma partecipano con gioia alla S. Messa domenicale, desiderosi di nutrirsi del Cibo che dà la Vita? Come 'scelta' è forse davvero di troppo pochi. Troppo spesso, anche oggi, sembra che tanti di noi rivivano lo scetticismo e il pregiudizio dei Giudei. Credo che, in un tempo per troppi di fede languida, sia giunto il momento di esaminarci fino in fondo sul posto che l'Eucarestia ha nella nostra vita. Dobbiamo chiederci quale 'peso' e quali conseguenze abbia per noi il cibarci del Corpo di Cristo e quanto davvero siamo convinti, di quanto ci dice Gesù oggi: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo,. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". (Gv 6, 41-519 Celebrare e partecipare alla S. Messa, per un cristiano, non può essere un'abitudine, ma deve diventare il momento più bello ed intenso della giornata: è da quel Cibo che si riceve la forza per compiere la propria missione, per realizzare il progetto di Dio nella nostra vita. Quale forza vi attingono coloro che con fede vi si nutrono. L'Eucarestia è Dio che vive intimamente con me... e la vita diventa tutta un'altra cosa! Con Gesù, che accogliamo come ‘Pane della nostra vita', così fragile, diventiamo ‘un solo corpo', al punto che insieme ai nostri fratelli dovremmo gustare la gioia di essere, in Lui, con tutti, una comunità che si ama e si apre nell'amore ad ogni fratello più debole, accogliendolo e sostenendolo nelle fatiche - e sono tante - della vita. Scriveva il caro e ora beato Paolo VI: "Davvero l'Eucarestia indente fondere in unità i credenti, che siamo noi, a tutti i fratelli del mondo e la celebrazione dell'Eucarestia è sempre principio di unione, di carità, non solo nel sentimento, ma anche nella pratica". (giugno 1969) Non solo: la nostra piccola, ma preziosa esistenza, con Gesù e in Gesù, si apre ad un orizzonte più vasto: l'eternità, a cui siamo chiamati e per cui siamo stati creati. L'incontro oggi con Gesù Eucarestia diventa il preludio dell'Incontro ultimo, a cui ciascuno di noi si sta preparando: incontro che, come ha detto Papa Francesco ‘illumina tutti i giorni della nostra vita. Se noi pensiamo a questo incontro, a questo dono, i piccoli doni della vita, anche le sofferenze, le preoccupazioni saranno illuminate dalla speranza.' Quando dunque riceviamo Gesù nella S. Comunione, preghiamolo uniti e con il cuore, con le parole di S. Ignazio di Loyola: Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua dei costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Fra le tue piaghe ascondimi. Non permettere ch'io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell'ora della morte chiamami. E comanda che io venga a te. Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni. Così sia. |